Miss Europa – Prix de Beauté: l’ebbrezza della gloria

Miss Europa – Prix de Beauté: l’ebbrezza della gloria

August 8, 2021 0 By Simone Tarditi

Un buon film non lo fa il prestigio di chi vi lavora, ma è pur certo un biglietto da visita. Scorrendo la lista di chi ha realizzato Miss Europa (1930, Prix de Beauté il titolo originale) è doveroso rimanere colpiti dalla presenza di alcune personalità: il parigino René Clair e il boemo G. W. Pabst al soggetto e sceneggiatura, l’austro-ungarico Rudolph Maté come direttore della fotografia. A differenza dei primi due, costretti a lasciare gli USA dopo poche regie (quattro Clair, una sola Pabst), Maté avrà poi una brillante carriera a Hollywood. Infine, il regista romano Augusto Genina. Un nome che lì per lì potrebbe stupire, ma che in realtà ha allora già lavorato molto sia in Francia sia in Germania (al pari di altri suoi colleghi, come Carmine Gallone) e che quindi conosce perfettamente la macchina produttiva di quei paesi. Si tratta infine della terza e ultima pellicola interpretata in Europa dall’attrice Louise Brooks, portata alla gloria dallo stesso Pabst con due titoli tra i più conosciuti della cinematografia muta (Il vaso di Pandora e Diario di una donna perduta, entrambi usciti nel 1929, anno in cui Miss Europa viene realizzato, originariamente anch’esso muto e poi risistemato con inserti parlati e riprese aggiuntive: per forza di cose, sulla spinta di quel che avviene in America, nel vecchio continente i film sonori stanno prendendo il sopravvento).

Una storia sul desiderio di fama quella di Miss Europa, sulla scia di molti altri film realizzati negli anni Venti, qui però l’ambizione non è incanalata verso il mondo del cinema anche se poi la protagonista vi approda. Volto e corpo sono quelli di una ragazza, Lucienne aka Lulù (qui i fan della Brooks avranno già sussultato), a cui sta stretta la propria esistenza. L’insopportazione per la sua condizione di futura moglie e dattilografa per un giornale la motiva a cercare un’alternativa. Non rimane a sognare una realtà diversa né aspetta che qualcosa cambi da sé, ma fa in modo che le si aprano delle opportunità. In due parole: ci prova. Dopo aver definitivamente capito di non volere una vita fatta di sicurezze dentro una gabbia domestica (tutta la sequenza al luna park è rivelatrice del suo stato d’animo, uno dei momenti migliori del film), spedisce del suo materiale fotografico alla giuria del più importante concorso di bellezza europeo: il San Sebastian International Beauty Contest. Ça va sans dire, viene selezionata come rappresentante del suo paese, la Francia. Durante la competizione tutti i presenti la giudicano la migliore, viene incoronata vincitrice attraverso una sorta di applausometro e in un attimo la gloria la inghiotte.

Se da un lato emerge il ritratto di una donna schifata e annoiata, che desidera altri contesti in cui apparire e che al contempo si dice sempre innamorata del suo primo fidanzato, dall’altro è l’universo maschile a venir descritto in maniera peggiore: l’uomo con cui ha intermittentemente una relazione è un mostro possessivo, tutti gli altri invece sono lumaconi, predatori, affaristi. Non si salva quasi nessuno né dal luogo da cui fugge né in quello illusorio dove trova rifugio. È quel che capita anche con Il vaso di Pandora: il fato non solo non si può evitare, ma a esso ci si dirige come verso un baratro. Entrambi i film hanno un finale perfetto nella sua tragicità assoluta. Negli ultimi minuti di Miss Europa si assiste all’assassinio di Lucienne per mano del marito, accecato dalla gelosia. Arma usata: piccola pistola, di quelle da borsetta femminile. Mentre in una saletta buia scorrono le immagini del suo provino, la protagonista muore nelle braccia di alcuni businessmen che la vorrebbero rendere una star del cinema.

Miss Europa racconta l’incapacità che l’individuo ha nel rimettere insieme i pezzi di una vita ideale, vita che, per il suo procedere in avanti e non indietro, non c’è modo di riprendere là dove la si lascia. Il senso dell’intera operazione portata avanti dal film è racchiuso nella scena in cui si vede Lucienne autografare con gioia le proprie foto spedite dai fan e, pochi istanti dopo, il coniuge strappargliele. Nell’esporre quanto per alcuni sia grande l’urgenza di diventare importanti, Miss Europa offre tutto tranne che una visione consolatoria sulle conseguenze che ciò comporta.

Simone Tarditi