Venezia78: La Tana e la difficoltà dei coming of age

Venezia78: La Tana e la difficoltà dei coming of age

September 12, 2021 0 By Gabriele Barducci

Che non tradisca il titolo dato a questo articolo dedicato a La Tana di Beatrice Baldacci, perché nella costruzione della sua narrativa e, ancor di più, delle immagini proposte, è uno degli esordi più onesti e totalmente devoti allo spettatore che si siano mai visti.

Il punto, in questo caso, è il concetto stesso dei tanto amati/odiati film dedicati ai coming of age, la scoperta ed evoluzione adolescenziale che in più di un’occasione nascondono traumi, maschere, dolori e non solo tanto divertimento cinico. Lia è una ragazza assai particolare e proprio per questo, anche tanto affascinante e disinibita. Si diverte con Giulia come può, anche stuzzicandolo presentandosi con lui a fare il bagno in topless o abbassandosi le mutandine per mostrargli di più.

I due si sono appena conosciuti: lui vive in un casolare assieme alla famiglia, lei invece è tornata ad abitare in un casale vicino alla famiglia di Giulio, lo stesso casale che fino a pochi giorni fa sembrava abbandonato. L’intenzione della regista è una scelta estetica ben precisa, giacché saranno i corpi, i silenzi, gli sguardi e i piccoli gesti dei due giovani a scandire le loro emozioni e il loro scoprirsi.

Lia indosserà la classica maschera, a cui farà ombra un dolore, una situazione a lei fin troppo stretta e di grande sofferenza. Lo spogliarsi è anche sintomi di una libertà che sembra non avere più, in attesa che qualcosa cambi. Nel suo particolare temperamento, che non accetta contraddizioni e sembra avere tutto sotto controllo e possedere la verità assoluta, Giulio se ne innamora perdutamente e vive quei classici amori non corrisposti, quelli che fanno male allo stomaco e non dormire la notte.

Di questi ingredienti si costruisce La Tana, film di sicura bellezza e costruzione delle immagini, con una particolare cura per il settore della fotografia, con scene e posizioni ben ricercate a cui la semplice narrativa incontra il favore del pubblico, anche se forse si è sempre lì dietro a qualche muro e aspettare una sfumatura in più, un brio diverso nell’esposizione di questa storia, ma alla fine, anche così, possiamo dire che si tratta di un’opera assai interessante e di grande gusto estetico.

Gabriele Barducci