
Estrarre la forma di Squid Game
November 2, 2021 0 By Simone TarditiBisognerebbe capire da quale punto di vista s’intenda spontanea in Squid Game la scelta di partecipare a una competizione al termine della quale vince solo chi sopravvive, macchiandosi del sangue dei suoi simili, ugualmente disperati. Chi vince -e può essere solo uno- non potrà teoricamente lasciare la partita senza aver almeno tolto la vita a un altro, il che rende pressoché sicuro l’infrangere uno dei Dieci Comandamenti: non uccidere. Leggi di Dio a parte (e in Squid Game il Cristianesimo ha un ruolo fondamentale), il diventare omicida è una delle tante colpe che si possono commettere giocando: ci sono anche la corresponsabilità nel permettere che qualcuno venga fatto fuori, l’inganno, il tradimento.
Se il 2021 fosse una serie sarebbe Squid Game e se il cinema mondiale dell’ultimo biennio avesse un volto sarebbe quello coreano. Quanto mai prima d’ora l’attenzione di tutti è lì indirizzata. Meritatamente, ma talora con una visione miope della filmografia di quel paese. La si elogia spesso per l’eleganza con cui la violenza viene rappresentata, quasi fosse essa il baricentro di ogni narrazione, eppure non ne è che uno dei tanti aspetti che la rendono interessante. In questo, Squid Game è un esempio perfetto: la carneficina di corpi umani quanto del minutaggio complessivo occuperà? Non stupirebbe se si trattasse del 15-20% o meno. C’è più brutalità in una rissa notturna o in una partita di biglie? In una gola tagliata o nel rompere un patto tra compagni di squadra? Ogni atto compiuto in Squid Game ha una componente violenta, anche se invisibile. Allo stesso modo, la morte non è che una faccia della medaglia. L’altra è quella della vita, ma della vita mnemonica, dei ricordi di fanciullezza, del passato. Il presente è un inferno da cui fuggire o in cui gettarsi spontaneamente. Ludopatici, criminali, truffatori, i protagonisti sono altresì mammoni, infantili, immaturi. Adulti non cresciuti, eterni bambini. Lo stesso attaccamento alla vita è un condizionamento operato dall’ambiente di terrore anestetizzato dove ci si gioca il destino, mentre l’esistere quotidiano nel mondo “normale” è sperperato minuto dopo minuto senza progettualità alcuna. Un lento morire.
Malgrado sia ampiamente prevista fin dalla prima puntata, la chiusura a cerchio della narrazione di Squid Game ha in sé gli elementi dell’epica fratricida: poco cambia che i legami non siano famigliari, ma di amicizia. E anche l’idea di individui che si scannano a vicenda mentre altri si godono lo spettacolo riporta lo spettatore a scenari antichi, fatti di arene e turpi intrattenimenti ludici. Come se, nel lungo corso dell’evoluzione le tappe, abbiano illuso di raggiungere più alti fini, quando invece tutto quello che l’istinto ancora comanda è la distruzione dei propri simili, per supremazia, fame, necessità o semplice barbarie. Sotto i soldi, la tecnologia, le distrazioni, il potere, si celerà sempre una natura primordiale. D’altronde, la storia dell’umanità si è sempre svolta su una scia di sangue.
Into this world we're thrown".
-Jim Morrison
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