
Cry Macho: Clint Eastwood ha mai davvero detto addio al genere western?
December 1, 2021 0 By Simone TarditiUn paio di anni fa lo avevamo lasciato a bordo di un pick-up Ford, adesso ne guida uno della Chevrolet. Da The Mule a Cry Macho il passo è breve dal momento che entrambi i film raccontano di un anziano giudicato un rottame inutile dalle persone che lo circondano e che prova comunque a mettersi in gioco con un’impresa troppo grande per lui. Impresa che trova il modo di portare a termine, in qualche modo.
Pelleossa, con l’andatura stanca e strascicata, i movimenti degli arti sempre più lenti, l’Eastwood di Cry Macho sembra eoni avanti nel tempo rispetto a quello di The Mule. Nella versione originale il divario si fa ancor più marcato perché si sente la sua voce stare scomparendo, flebile e rotta (il doppiaggio, paradossalmente, la rovina). Eppure l’attore è lì in piedi, presente in quasi ogni inquadratura. Punta molto sul corpo e forse sbaglia perché è il suo volto a esprimere quel che la sceneggiatura a tratti non riesce a comunicare: la fragilità emotiva del personaggio traspare dagli occhi lucidi, dai sorrisi da fanciullo, dalle labbra contratte per la rabbia. Senza risparmi.
La canizie di Eastwood è veicolo di una spontanea, irrefrenabile riflessione: l’uomo sa di essere arrivato a un punto della vita in cui, guardandosi indietro, molto di quel che è trascorso sembra essere stato inutile. Le risposte cercate non sono state soddisfacenti o hanno dato vita a nuovi interrogativi, l’energia e gli anni dedicati alla propria professione si palesano, nella coscienza senile, come una perdita di tempo. Per cosa si vive, quindi? Neanche un oracolo può fornire certezze a riguardo. I premi, le coccarde, le menzioni speciali, i ritagli di giornale appesi al muro, pur ricordando ogni giorno chi si è stati, significano poco.
“Sto combattendo una battaglia persa” dice a un certo punto il protagonista, eppure certe battaglie (più personali che altruistiche) meritano di essere combattute comunque. Gli esiti non sono poi così importanti, soprattutto superata una certa. È come smettere di stare in ansia per i ritardi o avere un sesto senso su quando è il caso di fermarsi e non mettersi in situazioni che possono minare il proprio equilibrio. Oppure non curarsi del giudizio altrui, specie se si tratta di una persona più giovane che manca di rispetto per chi potrebbe essergli genitore. Cry Macho si occupa di questo e non è una novità per Eastwood: recuperare quella tradizione americana che sta sparendo (o cambiando a tal punto da non essere più riconoscibile) e applicarla al mondo d’oggi, trasformandone alcuni elementi (l’interrazzialità come auspicio più che come accettazione?) senza smantellare la struttura su cui poggia. Non sono mai stati così indistinti i confini tra una nazione e l’altra, tra il Messico e gli Stati Uniti. E certi cavalieri sono disposti a superarli, avanti e indietro. In fondo, Clint Eastwood ha mai detto davvero addio al genere western? Pare di no.
Into this world we're thrown".
-Jim Morrison
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