
TSFF33: The Case, nel buio giudiziario della Russia
January 29, 2022 0 By Simone TarditiIl trentatreesimo Trieste Film Festival ospita l’esordio di Nina Guseva dietro la macchina da presa in quella che è per l’autrice di The Case una transizione (momentanea o definitiva, lo si vedrà in futuro) da attrice a documentarista, il che significa quindi da interprete a creatrice. Debuttare con un simile progetto merita un incoraggiamento a proseguire su questa strada perché di coraggio, a realizzare quello che è un atto di denuncia al governo russo, ce n’è voluto. The Case è la cronistoria degli eventi cruciali che hanno visto nel 2019 l’attivista Konstantin Kotov venir fatto prigioniero e incriminato solo per aver manifestato contro lo Stato-dittatura di Putin. Come lui, altre migliaia di persone per quella che è una lezione di potere che il regnante vuole imporre alla popolazione che si lamenta del suo operato. Il focus del doc è però incentrato su Maria Eismont, avvocatessa che del ragazzo prende le difese senza arrendersi di fronte pressoché a nulla.
Pacata e capace di affrontare ogni problema con calma perché è il suo lavoro a imporle questo modus vivendi, la donna ci viene mostrata nel suo vivere quotidiano dove l’equilibrio, per quanto precario, è tutto. La vediamo tanto dall’estetista e al supermercato, quanto china sul MacBook e su faldoni a scrivere arringhe, impostare strategie, cercare modi con cui riportare alla libertà i suoi assistiti. L’etica professionale non le manca, ad esempio quando si appisola in taxi al termine di una giornata (una delle tante) che s’immagina essere stata stancante e sfinente. In questo stato di perennemente spostamento in giro non è mai sola, sempre accompagnata da qualcuno, sempre circondata da colleghi, giornalisti, forze dell’ordine, clienti. Un personaggio pubblico a tutti gli effetti anche senza l’ausilio dei social, ossia senza imporre un’immagine di sé sull’Internet, sul web, nel mondo virtuale. E nello specifico, circa i media si apre – ed è difficile capire quanto ciò possa essere frutto del caso – una parentesi che fa riflettere. “Ad apparire in tv siamo tutti bravi”, dice la Eismont a un certo punto, come se il presentarsi a favore di una videocamera sia ormai naturale, implicito nel comportamento umano, nella sua natura. Sia lei sia il resto delle persone delle quali facciamo conoscenza in The Case non costituiscono un’eccezione. Qua e là si ha la sensazione di trovarsi dentro una realtà fittizia, ai limiti del reality: si pensi alle dinamiche simil-teatrali attraverso cui le proteste pacifiche si trasformano in repressioni violente, o agli stati d’arresto che sembrano messinscene come le interviste agli individui fermati. Non c’è spettacolarizzazione, c’è la verità che si fa spettacolo. Quando però cambia il palcoscenico, le sbarre e le celle anguste e le privazioni quanto sono concrete, e così le colonie correttive viste da fuori e i relativi calvari esperiti all’interno. Sarà poco per illuminare le tante zone d’ombra, ma The Case rimane comunque una candela accesa nel buio sconfinato della Russia.
Into this world we're thrown".
-Jim Morrison
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