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February 28, 2022 0 By Gabriele BarducciQuesta sarebbe dovuta essere una sorta di articolo di considerazioni sul film da poco uscito di Uncharted, tratto da un noto franchise videoludico di casa Sony PlayStation, con la stessa Sony in veste di duplice produttrice, dal lato cinematografico (Sony Pictures) e videoludico (PlayStation).
Si gioca in casa e il risultato infatti sta dando ragione al boxoffice, mentre la critica ha bollato il film con un intrattenimento puerile, da quattro soldi, e tutto ciò è anche vero e sottoscrivibile, ma proviamo a puntare i riflettori su altro. Non è un caso che come un orologio Svizzero, ogni decade passata o vissuta, arriva il momento in cui si sente l’odore di stantio in quel di Hollywood, con redattori e giornalisti pronti a puntare il dito al momentaneo stallo produttivo e creativo della macchina Cinema.
Negli ultimi due anni, ad aiutare e alimentare questa “sensazione” ci si è messo anche il Covid-19, mettendo in ginocchio quella realtà che abbiamo sempre difetto a spada tratta con il semplicistico “il Cinema non morirà mai” e invece la crisi c’è stata, per tutti, settore economico in primis e come ben sappiamo, il Cinema è una macchina che necessità del valore artistico come di quello economico, che si riassume in biglietti emessi, presenze, dati boxoffice e fiumi di milioni che sanciscono il flop o meno commerciale di un film.
Con il genere dei cinefumetti che, piacciano o meno, si è imposto nel mercato scalzando l’idea produttiva di film blockbuster (o almeno chi sta provando a realizzare blockbuster inediti, falliscono inesorabilmente al boxoffice) e tenendo in piedi il settore in un momento sicuramente non brillante a livello distributivo e logistico, sembra che tra grande e piccolo schermo si sia trovata una nuova miniera d’oro da sfruttare per i prossimi decenni, senza badare troppo al risultato finale certo.
Halo, The Witcher, Cuphead, Arcane, tra Paramount+, Netflix e prossimi arrivi, i servizi in abbonamento streaming stanno investendo interessanti cifre in realtà produttive di questo calibro e mentre nuovi film o nuove serie nascono e muoio nell’ombra e nella maledizione della “storia inedita”, tutte le derivazioni hanno invece vita migliore. Non da meno è il cinema che ha registrato tra i ranghi pellicole tratte dai videogiochi di dubbia qualità, alcune meglio, altre peggio e in qualche modo rivendichiamo giustizia per l’affascinante (e pacchiano) WarCraft di Duncan Jones.
Adesso, in un semplicistico concetto e macchina crossmediale, Sony non solo tira in ballo la divisione cinematografica, bensì anche quella videoludica. Prima di Uncharted, alla carrellata di loghi produttivi, appare bello, pulito, dinamico, il logo PlayStation. Sembra una dichiarazioni d’intenti mista a minaccia: i videogiochi sono diventati dopo i libri e i fumetti, la nuova frontiera della derivazioni, inaugurando un percorso di crescita che sarà di alti e bassi, ma nonostante tutto ci sono investimenti, ci sono soldi e i più 200 milioni di boxoffice mondiale per il film di Uncharted, destinati a salire nelle prossime settimane, sono una tacita conferma di ciò.
Cosa sarà o cosa diventerà in futuro il Cinema? Ci sarà ancora spazio per blockbuster puri e inediti o saranno relegati tutti a produzioni da fruizione home streaming proprio perché timorosi di un flop al boxoffice? Sembra palese che le regole siano cambiate e in questa caso, o si balla o si resta all’angoletto a guardare gli altri ballarei.
`Cause tramps like us, baby we were born to run"
- Bruce Springsteen
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