Appunti sparsi su Freaks di Tod Browning

Appunti sparsi su Freaks di Tod Browning

March 22, 2022 0 By Simone Tarditi

Dal movimento sussultorio dentro alla carrozza che conduce John Harker verso il castello di un facoltoso vampiro al simile rollio che accompagna i circensi durante la tempestosa notte della vendetta, il percorso irto di ostacoli che porta da Dracula (1931) a Freaks (1932) è il medesimo che ha deviato la carriera di Tod Browning – se non altro da un punto di vista commerciale – sulla rotta sbagliata nell’arco di un solo anno. Oggi viene facile riconoscere quanto la potenza eversiva delle immagini di Freaks costituisca una tappa inedita nella storia di Hollywood, ma allora?

Dopo la limitata (e mutilata) uscita nelle sale americane, la stampa si scaglia contro il regista quasi all’unanimità, sottolineando quanto perversa debba essere la sua mente per aver partorito una mostruosità del genere. Miopia del passato, evidentemente. Inoltre, ora che forse più di ieri è chiaro quanto i veri mostri del film non siano gli individui fisicamente anormali o con deficit cognitivi, Freaks permette anche, specie a una seconda visione, di ammirare alcune scelte registiche operate da Tod Browning. Si noti per esempio la delicatezza e la non invasività del posizionare la macchina da presa ad altezza di nano ogni qual volta (ossia quasi sempre nel film, compreso il già citato pre-finale sotto la pioggia) un essere di bassa statura viene inquadrato. Da un lato è un voler mostrare il mondo dalla sua prospettiva, quasi coi suoi occhi, dall’altro è un riguardo per non far pesare sul piccolo corpo un punto di vista dall’alto perché, si sa, le persone più basse della media sono facili a offendersi quando viene fatta notare loro la cosa, platealmente o meno (lo manifesta benissimo il Maggiore in Nightmare Alley di Guillermo del Toro, pellicola debitrice quant’altre mai di quella di Browning). O ancora, sempre rimanendo in tema, si osservi con attenzione la roulotte del nano Hans, dove tutto è proporzionato a lui (il letto, il comodino, …). Una cura per gli interni che si estende poi a ogni altro personaggio di Freaks, anche chi ha un corpo “normale”, tale per cui ogni carrozzone è a sua volta un mini-set, ognuno con le sue caratteristiche, facente parte a sua volta di una più grande location (il circo e l’accampamento attorno) che per quasi tutta la durata del film è sempre la stessa. Che ci si trovi sotto o fuori dal tendone, la percezione che si ha è di convivere nello stesso spazio dei protagonisti al punto di diventare davvero “uno di loro”.

Simone Tarditi