Nella valle della violenza: salvando la tradizione

Nella valle della violenza: salvando la tradizione

September 30, 2022 0 By Simone Tarditi

È un momento d’oro per Ti West. Una trilogia (X, Pearl, MaXXXIne) realizzata a strettissimo giro e un illustre collega come Martin Scorsese a farne da strillone. Il regista di Toro scatenato ha rilasciato una dichiarazione che ha più forza di qualsiasi spot: il recente Pearl l’ha terrorizzato al punto da rendergli difficile il sonno. Un’esagerazione, forse, ma pur sempre efficace. Anche perché arriva dopo anni in cui Ti West è stata una figura molto defilata nel panorama degli emergenti americani dopo i successi dell’era 2009-2012. Pochi film nell’ultimo decennio e parecchi progetti televisivi, quasi dei comuni lavori su commissione, roba priva di mordente. Un’eccezione è stata quella rappresentata da Nella valle della violenza, western del 2016 di cui si è parlato troppo poco.

Da un cineasta votato al genere horror come Ti West sarebbe stato lecito aspettarsi infatti un film sanguinolento e spettrale ambientato in un deserto o in un casolare abbandonato. Tutto il contrario. Nella valle della violenza recupera e omaggia la tradizione dei western del passato (si vedano per esempio i meravigliosi titoli di testa nello stile di quelli del capolavoro di Sergio Leone Il Buono, il Brutto, il Cattivo), contaminandola lo stretto necessario con elementi moderni (per esempio, l’intermezzo in stile found footage che mostra l’esperienza traumatica del soldato). Sia chiaro, il titolo stesso indica lo sfociare della tensione in un massacro non indifferente, solo che è tutto stemperato da una leggerezza di fondo.

La trama è delle più semplici: sempre accompagnato dal suo fido cane Abby, Paul (Ethan Hawke) è un disertore fuggito dalla guerra civile che si vergogna troppo di quel che ha fatto per ritornare a casa dalla sua famiglia. La sua vita consiste nel girovagare per l’America, con la speranza un giorno di ripartire da zero. Quando Paul arriva nella città di Denton si scontra con Gilly (James Ransone), il figlio attaccabrighe dello sceriffo Clyde Martin (John Travolta), e da quel momento le vite di tutti tragicamente cambiano. Il film rivela da subito quanto a Ti West – che è anche sceneggiatore – interessi mettere in scena il minor numero di personaggi possibili, ma al contempo dare a ognuno di essi una sfumatura particolare, dal prete ubriacone alla ragazza che prova per la prima volta l’esperienza dell’innamoramento, fino ad arrivare allo sceriffo claudicante e con una gamba di legno. Persino la cagnolina del protagonista, perfettamente ammaestrata nel rimboccarsi le coperte da sola, è indimenticabile. I fan del regista si saranno sentiti frastornati e presi in giro da un western così, ma i malinconici della vecchia Hollywood forse qui hanno trovato del pane per i loro denti. E forse un maestro di Scorsese proprio questo ha intravisto nel cinema di Ti West: un approccio che recupera e rinnova l’epoca classica, qualsiasi cosa ciò significhi.

Simone Tarditi