
X: il solo esistere è un atto violento
October 28, 2022 0 By Simone TarditiIn X, le piste di coca inalate in più momenti da Maxine sono ciò che meno giustifica i suoi comportamenti. Un atto non necessario stando a quel che viene raccontato (la chiusura della trilogia forse ci fornirà qualche delucidazione in merito). Anche perché nel film la violenza rispetta la regola di una reazione a una minaccia subita, soprattutto per quanto concerne proprio la protagonista. Inserire questa specifica droga, al di là dell’indubbio cliché, può essere inquadrata come anche scelta cromatica? la prima scena, collocata sul piano temporale alla fine di tutto, ossia a strage avvenuta, mostra sangue ovunque e cadaveri i cui corpi sono coperti da teli bianchi. Il rosso provoca un bel contrasto con l’altro colore oltre a restituire un’idea di innocenza macchiata.
“I hate blood and guts” dice Maxine alla vista di una mucca spiaccicata sull’asfalto. Interiora a terra, animale morto con una voragine all’altezza della pancia, lingua a penzoloni, un puzzo di carogna che traspira dai fotogrammi. La ragazza trattiene i conati di vomito: questo è l’effetto che le provoca assistere alla morte. Osservarla padrona di sé, a un’ora di film di distanza, mentre è immersa in un contesto cruento fino al collo sarà un ribaltamento totale rispetto a come tale personaggio è stato presentato. L’innocenza di cui si faceva accenno nel paragrafo iniziale è portatrice di un’altra caratteristica di Maxine: il suo sentirsi speciale. Qualcosa di autoindotto? Una spontanea necessità data dal contesto – s’immagina – di oppressione paterna? Nell’ambito di quella che è l’eterna ossessione del genere umano, anche lei vuole raggiungere il successo più di ogni altra cosa. Diventare una star, brillare. Nel mondo dello spettacolo plausibilmente, magari a un livello più elevato degli appiccicosi palcoscenici del burlesque. Ed è qui che s’innesta l’aderenza maggiore, tra l’altro evidenziata da uno dialogo, con Pearl, l’anziana dai sogni infranti che uccide senza remore la crew cinematografica a cui il marito affitta il casolare di fianco alla loro proprietà.
Il regista Ti West porta avanti con X una riflessione epidermica sul tempo che passa quando mostra lo scontro tra corpi nel pieno delle forze e corpi (esageratamente) decrepiti, tra giovani americani che pensano di compiere la rivoluzione e anziani che sono passati attraverso due conflitti mondiali con lo spettro onnipresente della Secessione, tra ideali corrotti e nuove battaglie incomprensibili per le generazioni precedenti. Gli USA di X, quelli a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta, ribollono di trasformazioni forse ancora più massicce di quelle del ’68, eppure i personaggi si comportano allo stesso modo degli antenati: hanno bisogno di essere desiderati, ammazzano per traslare la propria frustrazione, scopano per sentirsi liberi e in pace con se stessi (e il mondo) per qualche secondo. Sul mistero e sul significato dell’esistenza preferiscono non interrogarsi più per impossibilità di trovare risposte che per capacità di godersi il presente.
Into this world we're thrown".
-Jim Morrison
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