TFF40: Appunti sparsi su EO di Jerzy Skolimowski

TFF40: Appunti sparsi su EO di Jerzy Skolimowski

November 28, 2022 0 By Simone Tarditi

Sala 1 del cinema Greenwich piena come un uovo per lo spettacolo domenicale di EO, questa è una certezza acclarata e sotto gli occhi di tutti gli astanti. Di dubbio ce n’è uno ed è relativo alla presentazione fatta all’ultimo film di Jerzy Skolimowski. «Non un remake, ma un omaggio personale a Au hasard Balthazar di Robert Bresson», viene detto a gran voce come presupposto. Come se fosse necessario mettere le mani avanti, come se ci fosse davvero il bisogno di specificare una cosa del genere dopo che EO, premio della giuria a Cannes, ha fatto già il giro di una trentina di festival prima di approdare alla quarantesima edizione di quello di Torino. Se n’è parlato tanto e tanto se ne parlerà ancora, specie se dovesse entrare nella shortlist degli Oscar (toccando ferro, considerato che alla proiezione la scaramanzia è mancata del tutto), quindi perché introdurre così un titolo che non avrebbe bisogno di introduzioni alcune? Fosse stato lì anche lui, lo stesso Skolimowski, col suo tipico fare tranchant, avrebbe semplicemente augurato una buona visione agli spettatori. La vera (e buona) notizia è che EO verrà distribuito anche nel nostro paese verso Natale. A stretto giro dovrebbe (condizionale d’obbligo) poi arrivare anche il The Palace di Roman Polanski, anch’esso una produzione in parte italiana, di cui Skolimowski e la moglie sono co-sceneggiatori. Ciò a sottolineare la connessione intessuta tra le nazioni e i due cineasti polacchi.

È giustamente uno dei film più chiacchierati dell’anno, lo si capisce guardandolo. Scarno di dialoghi fino all’osso, EO è il racconto del lungo viaggio compiuto dall’omonimo asino protagonista lungo un percorso fatto di fughe, abbandoni, tradimenti, sfruttamenti che non può non finire nell’unico modo possibile, ossia con l’uccisione ai fini della produzione alimentare. Attraverso il suo sguardo inebetito di fronte alla stupidità autodistruttiva del genere umano lo spettatore finisce con il diventar testimone di un mondo caotico, privo di logica, che va avanti quasi per inerzia, avanzando a tentoni nel buio di una evoluzione che non è mai davvero tale. Curioso perciò, in termini di approccio alla storia (ed è questa forse la maggiore differenza rispetto all’opera bressoniana: il punto di vista), che non ci si sostituisca mai all’animale – che in quanto Asino è già per questo motivo superiore all’Uomo – né ci si identifichi (pur magari volendo), bensì lo si accompagni con lo stesso senso di colpa che dovrebbe avere la fiera di esseri umani che via via vengono mostrati, senza che se ne salvi uno, moralmente parlando, tranne forse la comunità affetta da sindrome di Down la cui innocenza di spirito permette l’instaurarsi di un rapporto più primordiale e sincero con il quadrupede (una scena troppo breve, purtroppo).

Jerzy Skolimowski è un regista d’istinto che insegue sensazioni e stati d’animo, basti guardare tutto ciò che ha realizzato dopo aver interrotto la prolungata pausa durata dal 1991 al 2008. Con EO, al di là del trascinare il pubblico in un inferno dalle fattezze antropiche, quale fosse l’intento del regista non è chiaro, ma potrebbe essere sufficiente la semplice esperienza in sé. Nel film non vi è un barlume di speranza pur non venendo auspicata alcuna apocalisse ai danni (esclusivamente degli umani). EO al contempo non è neanche a sostegno della causa ambientalista, si noti per esempio il veloce momento in cui le pale eoliche uccidono gli uccelli in volo, disorientati e colpiti letteralmente dal progresso. E se il futuro è emblematizzato dalla bestia robotica (l’intermezzo post-pestaggio) allora Skolimowski ci sta ribadendo che siamo di fronte a un domani ciberneticamente perfetto eppure fallace in tutto.

Simone Tarditi