La Valle dell’Eden: dalle pagine di Steinbeck al Cinemascope di Kazan

La Valle dell’Eden: dalle pagine di Steinbeck al Cinemascope di Kazan

January 11, 2023 0 By Mariangela Martelli

Nel 1955 Elia Kazan traspone su grande schermo l’ultimo romanzo di John Steinbeck. Il regista aveva già lavorato con un’opera dello scrittore, realizzando Viva Zapata!, nel 1952. La Valle dell’Eden, oltre ad essere la prima pellicola a colori di Kazan è anche la prima girata in Cinemascope: tecnica impiegata per amplificare le scene in esterno ma anche per restituire, a livello visivo, il tormento vissuto dal protagonista. A differenza del romanzo, la sceneggiatura del film (adattata da Paul Osborn) focalizza sul giovane protagonista tormentato: Caleb “Cal” Trask, interpretato dell’esordiente James Dean (sebbene all’inizio si fosse pensato a Paul Newman). Fin dall’incipit vediamo Cal sulle tracce della madre, Kate Ames (Jo van Fleet, Oscar miglior attrice non protagonista) creduta morta ma che in realtà se ne è andata di casa, poco dopo la nascita dei figli. Cal scopre che la donna gestisce una casa chiusa a Monterey, cittadina della California vicina a dove Cal vive con il padre, Adam Trask (Raymond Massey), con il quale ha un rapporto complicato e il fratello Aaron (Richard Davalos), con il quale è in competizione per l’amore paterno.

La Valle di Salinas, in cui sono ambientate le vicende, nel 1917, è un luogo archetipo e culla di riferimenti biblici: non a caso è proprio a Est del giardino dell’Eden, dove Caino andò a vivere, dopo essersi macchiato di fratricidio. Non è corretto affermare che Cal rappresenti il male: il suo personaggio, piuttosto, incarna il desiderio di essere amato dai genitori. L’immoralità della madre, anche lei fuggita a Est, contrasta con la moralità puritana del padre, uomo retto e onesto, che incarna i valori del selfmade man e legge la Bibbia ai figli, dopocena. Se da una parte, Cal, vuole essere amato dal padre, dall’altra sa di andare contro la volontà di quest’ultimo: spinto dal desiderio di conoscere la verità delle cose, il giovane si mette alla ricerca della propria origine e identità. Cal è uno spettatore di ciò che accade intorno a sé: spesso la mdp lo coglie nell’atto voyeuristico di guardare gli altri, come quando spia la madre per strada, il fratello con la fidanzata Abra nella ghiacciaia o il padre, dalla veranda, mentre fa esperimenti per la propria impresa. Adam Trask ha investito tutti i risparmi in un progetto di refrigerazione delle verdure, coltivate a Salinas e destinate al mercato newyorkese. La poca esperienza di Adam prevale sull’intuizione e purtroppo, il treno merci torna indietro, con il ghiaccio ormai sciolto. Cal coglie, nel fallimento paterno, la possibilità di riscattarsi e di farsi ben volere dall’uomo: decide così di investire in fagioli, destinati al fronte. Cal si mette in affari con Will Hamilton (Albert Dekker) e chiede un prestito di 5000 dollari alla madre. Il ragazzo, avvicinatosi, poco per volta alla donna, riesce a entrare nelle sue grazie e per questo, sentirsi accettato. L’incontro madre-figlio avviene un mattino, le due figure camminano parallele lungo la strada. La donna vuol sapere di lui e della famiglia, prima di discutere di affari, una volta arrivati nella stanza di lei. Cal è simile alla madre, si sente riconosciuto e apprende da lei la verità riguardo la sua fuga e la cicatrice paterna.

Abra (Julie Harris) è la fidanzata di Aaron ed è un altro personaggio femminile importante, sebbene in opposizione a Kate. La giovane, oltre a diventare la confidente di Cal, durante una pausa nei campi, svolge un ruolo di mediatrice tra i vari componenti della famiglia Trask. Iconica la sequenza dell’incontro casuale tra Abra e Cal al luna park, in particolare la scena che li immortala bloccati sulla ruota panoramica. La ragazza, alludendo al sesso, confessa a Cal il timore di apparire come un’immagine idealizzata agli occhi di Aaron e non per quella che è veramente. L’affermazione di Abra << Sembra tutto tanto piccolo da quassù >> non si riferisce solamente alla storia individuale ma anche a quella più grande, di una nazione entrata in guerra. L’entusiasmo iniziale degli Stati Uniti, viene sostituito presto dalle restrizioni e dai caduti al fronte. La serata di festa vira in un linciaggio annunciato verso un tedesco negazionista e il diverbio fisico tra i fratelli Trask. Cal ha bevuto ma prima di rientrare a casa, si arrampica alla finestra di Abra, svegliandola con un << volevo vederti >>, un pretesto per farsi aiutare per il compleanno a sorpresa del padre. Il regalo di Cal (la somma ottenuta dalla vendita dei fagioli), purtroppo, passa in secondo piano, all’annuncio del fidanzamento tra Aaron e Abra. Il padre, infine, rifiuta quei “soldi sporchi”, a detta dell’uomo ottenuti speculando sulla guerra e defraudando i coltivatori. Inevitabile la crisi di Cal, la rottura definitiva di quell’equilibrio precario è resa a livello visivo dal movimento della mdp: l’immagine oscilla come l’altalena sulla quale è il giovane, mentre racconta al padre la verità sulla madre. Inoltre, Cal decide di far aprire gli occhi al fratello, mostrandogli il luogo dove si trova la donna. Lo shock di Aaron è totale: lo sceriffo riferirà al padre che dopo essersi ubriacato e essere finito in una rissa, il giovane ha deciso di partire volontario. Inutile il tentativo di Adam di correre alla stazione e, in un momento di annebbiamento, Aaron rompe il vetro del finestrino con testa. Gli eventi precipitano con il malore del padre, per arrivare al finale, con Abra e Cal al capezzale dell’uomo. La stanza è in penombra ma un fascio di luce si posa sugli occhi del malato, Abra crea un collegamento tra padre e figlio: sa che Cal non vuole essere perdonato, ma solamente sentirsi amato ed è in quel sussurro finale, che l’uomo chiede al figlio di rimanere con lui e di prendersene cura.

Come accennato, il film focalizza su Cal, a differenza del romanzo, in cui le azioni dei personaggi si articolano all’interno di una fascia temporale più ampia. Ricordiamo, inoltre, che l’architettura del libro è tutta giocata sulla narrazione parallela delle due famiglie (gli Hamilton e i Trask), a cui si intrecciano le vicende di Cathy/Kate Ames: personaggio “demoniaco”, il cui passato, nel film, rimane nell’ombra. La Valle dell’Eden oltre a partire dal mito di fondazione della dinastia dei Trask è da considerarsi come il testamento spirituale dello scrittore, in quanto presenta dei riferimenti alla famiglia materna di Steinbeck: il capostipite Samuel Hamilton è una trasposizione del nonno, mentre l’io narrante è lo scrittore stesso. Gli Hamilton ricalcano le vicende dei tanti immigrati irlandesi, alla ricerca di un pezzo di terra arido da coltivare, meglio se a Ovest, in California. La valle di Salinas, dove entrambe le famiglie si ritrovano a vivere, assomiglia a quella valle “a oriente di Eden”, in cui si stabilì Caino.  Interessante notare come le iniziali “A” e “C” dei capostipiti, si ramifichino nei discendenti, i quali sembrano ripercorrere le tracce lasciate dall’archetipo biblico. Il fratricidio è però traslato nella competizione dei fratelli Cal e Aaron per accaparrarsi l’amore paterno e il tentativo di liberarsi delle colpe degli avi è presente, all’interno della diegesi, nel tema della possibilità di scelta. Il romanzo dedica diverse pagine al libero arbitrio, oggetto di discussione tra Samuel Hamilton, Adam Trask e Lee: i tre uomini mettono a confronto tre diverse traduzioni della Bibbia, ricercando il vero significato racchiuso nella manciata di versetti sulla storia di Caino e Abele. Nella trasposizione su grande schermo il personaggio del cinese Lee è stato completamente eliminato, mentre i concetti di predestinazione e libero arbitrio sono sintetizzati nelle parole del padre, a commento della Bibbia e al finale. Nel libro è la versione ebraica delle Scritture a predominare all’interno della questione: la parola timshel (tu puoi) è letta come il riscatto dell’uomo sul proprio destino, un valore che lo svincola dalle colpe dei predecessori, in contrapposizione alla traduzione dell’American Standard che ordina agli uomini di trionfare sul peccato (inteso come ignoranza) e quella di King James in cui si promette all’uomo di dominare sul peccato.

<< Ma la parola ebraica timshel – ‘Tu puoi’ – quella dà una possibilità. E’ forse la parola più importante del mondo. Quella che dice che la strada è aperta […]. Perché, se ‘tu puoi’… è vero anche che ‘tu puoi non…’>>.

J. Steinbeck, La Valle dell’Eden, Edizioni Bompiani, 2014, p. 388.

Mariangela Martelli