
Edwige Fenech vs uomini svirilizzati: appunti sparsi su La poliziotta fa carriera
March 24, 2023 0 By Simone Tarditi«L’uccello te lo ritrovo io un giorno o l’altro», una battuta pronunciata da Edwige Fenech ne La poliziotta fa carriera che racchiude il senso non solo del film, ma di tutta la stagione della commedia sexy all’italiana. Se uno degli assunti fondamentali di questo sottogenere cinematografico è l’incapacità del maschio di arrivare a compiere l’atto sessuale, di fatto non riuscendo a portare a termine gli sforzi di seduzione e, quindi, non realizzandosi neanche egli stesso in quanto figura patriarcale, talvolta all’interno della filmografia fenechiana si assiste, come in questo caso, a un ulteriore scarto: la messa a nudo di uomini svirilizzati tanto nella sfera dell’eros quanto in quella del loro potere sociale.
Edwige Fenech interpreta il ruolo eponimo de La poliziotta fa carriera, una giovane che rifugge le pareti domestiche per inseguire il sogno di indossare la divisa e dare la caccia ai criminali. Fin da subito ci viene presentata come la paladina della propria emancipazione: ai romanzetti rosa preferisce i gialli Mondadori, mentre tra i pomiciamenti al cinema e al petting dentro le mura domestica sceglie le scazzottate sul grande schermo e i processi giudiziari in tv. Ne sa qualcosa il suo fidanzato (Michele Gammino), che fa di tutto per impressionarla e che invece lei definisce un «moscio». Costui, letteralmente con le palle piene, lo vedremo andare a sfogare i bollori con alcune prostituite tra le quali, sotto copertura, si è mimetizzata pure Fenech nel tentativo di trovare indizi su una ragazza (per di più madre) scomparsa.
In generale, tutto il campionario maschile che ci viene presentato dal regista Michele Massimo Tarantini è in un modo o nell’altro emblema di un fallimento: Alvaro Vitali passa per piccolo e sottomesso, benché più intelligente del suo superiore (Mario Carotenuto), uno sbruffone presuntuoso che in ufficio non sa neanche pigiare dei bottoni o trovare dei documenti; Francesco Mulè interpreta tanto fisicamente quanto simbolicamente un ingombrante genitore che in casa, invece di comandare, spazza e ramazza, cucina e osserva passivamente la figlia fare quello che vuole; Gastone Pescucci calza i panni di un omosessuale che gli amici vorrebbero curare (trattasi di una delle sequenze più allucinanti del film). E così via. Chiaro è quindi che al progressivo affermarsi della protagonista come figura non solo indipendente e bisognosa di nessuno, ma anche capace di assimilare dentro di sé quelle caratteristiche tipicamente maschili (la forza e il comando su tutte), si assiste parallelamente anche a una detonazione dell’Uomo quale monstrum egemonico.
La battuta citata all’inizio merita un’analisi. Fenech si sta rivolgendo al proprietario di un pappagallo che per tutto La poliziotta fa carriera prova a recuperare il suo animaletto scappato dalla gabbia. Viene immediato interpretare questo elemento della trama come l’ennesima riproposizione della tesi principale (la svirilizzazione), ma è interessante notare quanto la spietatezza di Fenech sia indirizzata persino verso l’unico personaggio che nel corso del film non ha avuto nei suoi riguardi alcun comportamento opprimente o lascivo. Come se, a prescindere dalla loro natura e dal grado di evoluzione, tutti gli uomini dovessero comunque risultare materia da tabula rasa.
Into this world we're thrown".
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