
Malizia, ma con pudicizia
April 7, 2023 0 By Simone TarditiMalizia compie cinquant’anni e continua a destare interesse. Quello che è stato uno dei più grandi successi commerciali italiani al botteghino si è rivelato nell’arco dei decenni anche il titolo chiave per introdursi nel mondo della commedia sexy, un genere tendenzialmente (e in parte erroneamente) etichettato come volgare, ma qui elevato su un piano dove eros e ricercatezza formale compenetrano l’uno nell’altra in armonia. Merito di Salvatore Samperi, regista e co-sceneggiatore, non un professionista qualunque. Il fatto che Malizia accenda nello spettatore di oggi le stesse pulsioni di mezzo secolo fa è dovuto al suo raccontare una storia senza tempo, eternamente valida (anche se certe tendenze del cinema contemporaneo potrebbero mettere in crisi questo assunto) poiché, a prescindere da quale sia l’oggetto del desiderio, le dinamiche dell’attrazione e della seduzione si reiterano un po’ uguali a se stesse dall’alba dell’umanità.
Il canovaccio che vede una serva insidiata da più parti dagli uomini di casa è vecchio (e sfruttato) come pochi – e non lo insegnano i film, lo insegnano in primis i drammi teatrali – quel che tuttavia di Malizia preme notare è, da un lato, come la costruzione narrativa raggiunga un livello di complessità psicologica e perfezione tematico-stilistica tale da costituire uno standard per le successive scimmiottature, dall’altro come la messinscena del sesso (fantasticato, ricercato, scoperto, subìto) non riduca l’atto in sé a una faccenda meramente “fisica”, bensì lo identifichi quale conquista di un territorio mentale inesplorato. Nonostante la protagonista femminile, la domestica interpretata da Laura Antonelli, ci venga mostrata come docile (non certo ai livelli di una pellicola di due soli anni prima, Il merlo maschio di Pasquale Festa Campanile), ciò non significa che la sua predisposizione ad accontentare il giovanissimo Alessandro Momo sia sinonimo di sottomissione. In principio la donna si presta al gioco, in seguito lo conduce: dal salire su una scala per farsi sbirciare sotto il vestito fino al dominare il ragazzo costringendolo a “fotterla” (verbo da lei usato durante l’amplesso forzato), è nel segno di uno sconfinamento progressivo della pudicizia in una salacità tenuta a freno e liberata soltanto nell’allucinata scena in cui si realizza il coito. È un apice, sotto ogni punto di vista, raggiunto passo dopo passo: il ragazzo ha alternato cure e attenzioni (le rose nel grembiule) a momenti di un sadismo ingiustificato (quando la spinge a spogliarsi e poi la insulta, oppure quando lancia ripetutamente fogli di carta stracciata a terra obbligandola a raccoglierli), mentre lei ha saputo innamorarsene contro ogni codice morale e legale (Momo è minorenne sia nella realtà sia sullo schermo) e anche contro ogni raziocinio dal momento che si trova in una condizione di totale incapacità di discernimento nei confronti di quello che prova. Puri sentimenti più che sentimenti puri.
Into this world we're thrown".
-Jim Morrison
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