
Fantastic 4 e Chronicle, in difesa di Josh Trank
September 10, 2015Gira voce che Josh Trank e Miles Teller, il batterista di Whiplash siano quasi venuti alle mani durante le riprese del nuovo film sui Fantastici Quattro. Altri voci dicono che Josh Trank si sia isolato totalmente dalla crew, dal cast e dai produttori, tanto da passare ore e ore chiuso nel suo camerino, disertando il set e quindi provocando ritardi su ritardi. Alcuni tra gli addetti ai lavori dicono che abbia montato una sorta di tenda per non avere nessuno attorno mentre guardava le riprese effettuate. O che i suoi cani abbiano devastato una casa che ha preso in affitto con la moglie nel periodo delle riprese in esterno. C’è stato addirittura chi l’ha visto tiranneggiare tutti gli attori, stabilendo per ognuno gli esatti movimenti del corpo e dicendo loro addirittura quando respirare (brutta roba l’apnea). O che abbia mostrato il dito medio, di fronte a tutti, ai produttori in visita sul set per controllare come procedeva il film.
Josh Trank il mostro, la belva, il sadico, l’arrogante. Eppure, come mai questo giovane regista (31 anni) aveva concepito (e forse girato) una versione del film lunga 140 minuti che è stata ridotta dalla produzione a 90, dopo aver tagliato, riscritto e rigirato (forse senza di lui) gran parte del materiale? Chi ha decretato il flop devastante del film: lui o la produzione? Perché alcuni episodi del film ricordano Chronicle, l’esordio del regista, e altri sono solo un’accozzaglia di scene banali e legate assieme malissimo? Perché a tratti si respira quel marciume umano, che avevamo già intravisto nel suo film precedente, e in altri momenti si osserva solo sconcertante desolazione filmica?
Se ci si vuole approcciare, criticamente, a questo ennesimo cinefumetto (di cui, francamente, nessuno sentiva il bisogno), bisogna aver presente “Chronicle”, e bisogna ricordarlo bene.
Sceneggiato da Max Landis (figlio del più noto John) Chronicle presentava un’idea solida di quello che voleva essere, trovando nel lavoro di questi due giovani ragazzi, un’identità ben precisa, sfruttare il genere del supereroe per riuscire a parlare di altro.
Il genere del mockumentary fece inizialmente storcere la bocca: ancora? Eppure il risultato finale è stato sorprendente e non nascondiamo che consideriamo Chronicle uno dei migliori film che trattano il tema dei supers mai creato ad oggi.
Non ci sono catastrofi globali, nessuna nemesi se non quella che creiamo noi stessi. Noi siamo il nostro peggior nemico e tramite quella videocamera che Andrew deciderà di usare come scudo dalla sua realtà marcia e violenta, assistiamo ad una parabola di isolamento, di un orizzonte che non riesce ad essere scrutato perché la consapevolezza di avere il ‘potere’ di cambiare la propria vita viene sotterrato dal desiderio di vendetta, dalla possibilità del ‘controllo’.
Andrew da spettatore passivo della sua vita, vive il ciclo delle giornate sempre uguali e l’avvento della sua evoluzione, permette di liberarsi da queste catene. E’ di facile riferimento la situazione del superuomo di Nietzsche (con parabola interessante anche per il compiacimento e l’esplorazione del mondo, presente nel superuomo di D’Annunzio), ma senza controllo, senza una situazione di armonia, la gestione dei superpoteri porta ad una digressione estremamente violenta e ad un epilogo tragico.
Parliamo ora di Fantastic 4. Non nascondiamo che il film sia brutto, ma ad attirare la nostra attenzione non è stato il film in sé, ma tutte quelle notizie che sono spuntate fuori, condivise nel web, tutte a crocifiggere il ‘mostro’ Josh Trank. Per quel che abbiamo visto dalla pellicola, sentiamo il dovere di prendere, in qualche modo, le difese di questo regista che forse (e purtroppo) si è visto bloccare la carriera a ‘soli’ 31 anni.
Alcune di queste storie ve le abbiamo raccontate all’inizio e a sottolineare un comportamento sociopatico da parte di Trank si aggiungono anche le denunce del proprietario della casa data in affitto a Trank. Non parliamo dei cani già citati, ma delle foto di famiglia del proprietario che si è ritrovato rovinate e con tutti i visi tagliati. Comportamenti questi che non fanno altro che aumentare l’odio e il flame gratuito da parte di fans di cinefumetti che, analfabeti filmici ma non per colpa loro, si ritrovano nel web a riversare odio e ripetuti, diversi e colorati “devi morire” a Josh Trank.
La missione della FOX ha avuto successo, Trank deve espiare colpe, perchè sicuramente di colpe ne ha, ma l’assassino principale e causa di questo fallimento è da attribuire alla FOX.
Dei circa 140 minuti di Fantastic 4, ne sono rimasti 90, il resto tagliati con un miserio e imbarazzante salto temporale a metà film: “Un anno dopo”. Vedremo mai tutto quel minutaggio? Probabilmente no.
Come già affrontato prima, non ci soffermeremo tanto sul film perchè si può risolvere la questione ‘analisi’ in pochissimo tempo: la prima parte è il cuore pulsante del film, diretta da Trank, con il suo tocco, con numerosi riferimenti a Chronicle e interessanti sottotrame che purtroppo, muoiono lì. Salto temporale. La seconda parte è un frullato di scene, situazioni, dialoghi improvvisati, che servono ad un unico scopo: arrivare alla fine, per quanto imbarazzante sia, ma la mancanza di fondi, il tempo stretto per rigirare tutta la seconda parte e i problemi di attori impegnati in altri set, rendono gli ultimi minuti, estremamente vuoti.
Tra le altre questioni uscite, a rafforzare la tesi del taglia e cuci delle ultime riprese, sono le dichiarazioni di Miles Teller che ha dovuto rigirare le ultime scene dal set di un altro film tramite l’uso del green screen, per poi mandare tutto in post produzione e incollare il suo personaggio insieme agli altri (la scena del combattimento finale poverissimo ne è un chiaro esempio e prova) o ancora, l’imbarazzante parrucca biondo platino di Kate Mara (per The Martian di Ridley Scott, ha tagliato i capelli). Tanto piccoli tasselli a decretare un fallimento già annunciato, ma vogliamo affrontare ancora un ultimo punto, forse quello che più ci ha spinto alla realizzazione di questo pezzo, Victor Von Doom.
Doom o Dottor Destino, è la nemesi dei Fantastici 4. Già dalla prima volta che lo incontriamo su schermo, lo vediamo chiuso in una stanza, capelli lunghi, barba incolta, finestre chiuse, non passa nessun raggio di luce o sole. Lo troviamo seduto davanti i suoi computer che gli consentono di aprire e chiudere le porte come le finestre. Victor von Doom si trova in una posizione di ‘controllo’. La persona che lo andrà a trovare, dovrà avere il suo permesso per entrare e uscire.
Sì, esattamente quel controllo che abbiamo accennato in Chronicle.
Dopo l’incidente nella dimensione parallela che trasformerà radicalmente il personaggio, egli tornerà nella nostra dimensione per mettere in atto la sua vendetta.
Come in Chronicle, anche qui i protagonisti sono degli adolescenti che, in possesso di poteri, sono incapaci di usarli, non capiscono cosa sia bene o male e si lasciano sfruttare dal Governo e dalle forze militari come armi speciali. Quello che aveva reso Chronicle un grande film, lo ritroviamo, in una salsa differente, qui ed ecco che siamo arrivati ad una conclusione assolutamente teorica, forse divertente, ma interessante per analizzare sia quel poco che c’è di buono in questo film, sia per mettere una cornice chiara a tutte le chiacchiere uscite sul regista: Josh Trank è Andrew, Andrew è Victor von Doom, Victor von Doom è Josh Trank.
Ci riesce facile pensare che l’Andrew di Chronicle non sia altro che un’estensione della personalità sociopatica di Trank (il guardare la vita attraverso una videocamera, regalare alla propria realtà marcia una sfumatura di luce) e allo stesso tempo, troviamo la stessa estensione anche in Doom, già nella scena sopra citata di un Victor trasandato a controllo di quella stanza, che ci riporta con la fantasia ad un Josh Trank nella sua tenda a guardare da solo il girato effettuato.
Una grande parantesi per rammaricarci di un film che forse, poteva imporsi come uno dei migliori cinecomics degli ultimi anni, ma la fretta, una gestione frettolosa e la risposta assolutamente negativa di Trank, nonostantante stesse realizzando il ‘suo’ film, hanno portato all’allontanamento del regista e quindi un conseguente re-shooting del film (il tono era troppo dark, ma sicuramente non rientra come difetto, per noi).
Una storia che ci ha appassionato più del film stesso, che ricordiamo essere un brutto film, ma sicuramente non per demerito del regista, anzi.
Nella storia del cinema ce ne sono tante di storie come questa e chissà, forse tra non molto, torneremo a raccontarvi qualcosa di simile.
- Una chiosa su An Elephant Sitting Still: il miraggio della speranza - May 30, 2023
- Gli occhi di John Hammond - April 26, 2023
- Le nuove regole de La Casa – Il Risveglio del Male - April 19, 2023