L’esperimento social-horror di Unfriended

L’esperimento social-horror di Unfriended

November 6, 2015 0 By Caterina Liverani

Difficile trovare una definizione appropriata per “Unfriended”, del regista georgiano Levan Gabriadze, poiché quella di teen-horror suggerita da protagonisti e ambientazione, non può che rivelarsi estremamente superficiale e approssimativa.
Di cosa parla il film? Durante una conversazione via Skype fra un gruppo di teenager, s’inserisce un misterioso ospite che sembra conoscere molto bene tutti i segreti dei partecipanti; i sei ragazzi infatti sono tutti coinvolti nella morte di Laura, una compagna di classe suicidatasi un anno prima.

Caratterizzato da una precisa volontà di denuncia verso i fenomeni di cyberbullismo, il film attraverso un uso inedito e saggiamente esasperato di soggettiva e piano-sequenza, coinvolge in un’esperienza di realismo totale, seguendo lo svolgersi dei fatti attraverso lo “sguardo” della protagonista Blaire costantemente puntato sullo schermo del suo laptop Mac. Allo spettatore, specialmente nel caso in cui scelga una visione proprio da dispositivo mobile, non rimane altro che arrendersi ad un concitato aprirsi e chiudersi di pagine web, notifiche di messaggi inviati e ricevuti, icone e nervosi spostamenti di cursore, senza possibilità alcuna di cambiare prospettiva.

“Unfriended” non è però solo un divertissement ricco di scelte stilistiche innovative e accattivanti poiché costringe anche ad una riflessione, più che mai urgente, sui rischi ai quali Internet ci sottopone tutti. L’universo raccontato non è quello parallelo popolato da spettri e demoni tipico del genere cinematografico a cui dichiara di appartenere, ma quello virtuale di internet che seppur intangibile è in grado di eliminare persone in carne ed ossa.
La morte sociale della vittima Laura Burns, che avviene nel momento in cui qualcuno decide di caricare su Youtube un video teso a umiliarla, anticipa infatti solo di poco quella fisica che si consuma dopo una tempesta virtuale di istigazioni al suicidio.

Attraverso un’attesa spossante e molto ben congegnata che propone un meccanismo da “Dieci piccoli indiani” 2.0, i segreti, le colpe individuali i tradimenti dei protagonisti vengono lentamente messi a nudo attraverso giochi di società, link a pagine Facebook, confessioni via chat e scatti rubati pubblicati sui social dal misterioso convitato. L’elemento horror diviene qui più che mai la metafora dell’agghiacciante superficialità di una generazione che vive dietro a uno schermo senza coltivare più nessun legame sincero, disimparando sempre di più cosa siano empatia e umanità.
Lo spettro di Laura che torna dall’aldilà per vendicare il torto subito lo fa quindi attraverso il mezzo per il quale era stata pronunciata la sua condanna a morte reclamando, uno dopo l’altro, coloro i quali avevano innescato la macchina del suo massacro mediatico.

Dopo un inaspettato successo commerciale per un film uscito come indipendente e solo in un secondo momento acquistato dalla Universal, la casa di produzione Blumhouse (“Paranormal Activity”, “Sinister”, “Insidious”) ha annunciato l’inizio delle riprese di “Unfriended 2” per il 2016.

Caterina Liverani