A Bigger Splash, la danza degli amanti

A Bigger Splash, la danza degli amanti

December 9, 2015 0 By Angelica Lorenzon

Ogni frequentatore fisso della Mostra d’arte cinematografica di Venezia sa che quando un film in concorso viene pesantemente fischiato a fine proiezione nella lussuosa sala grande del palazzo del cinema, il più delle volte dietro a quel fragoroso ed approssimativo giudizio, si nasconde un’opera che ha molto da dire ma che è stata sfortunatamente incompresa (basti pensare ad Under The Skin di Jonathan Glazer, pellicola stroncata nella 70esima edizione del festival).

Oramai è divenuta una sorta di tradizione quella di scegliere un titolo e denigrarlo senza se e senza ma. A respirare l’aria satura di critica giornalistica della laguna, ci si trasforma con poco in esperti ingenti ed affermati di un’arte che è di tutti ma non per tutti.

E forse è proprio questa la condanna del cinema di Luca Guadagnino, un cinema forse un po’ troppo pensato, posato, ricercato nei dettagli, che non può incantare i cuori di una massa di spettatori italiani, ahimè, assuefatti da un cinema di botteghino, più votato alla quantità di cash che alla qualità del prodotto in se.

E dunque quest’estate è stato A Bigger Splash del regista palermitano, la vittima (ingiusta) di fischi ed imprecazioni da parte del pubblico veneziano. Eppure noi eravamo lì e tutto abbiamo fatto tranne che partecipare al coro di dissenso. Anzi, nell’opera audace di Guadagnino abbiamo visto vari guizzi di genialità e, concedetelo, una masturbazione egocentrica di stile, che può infastidire o meno, ma che potrebbe divenire la firma di questo regista.

Guadagnino re-inventa La Piscine di Jacques Deray con un cast succulento e sfarzoso.

Marianne (Tilda Swinton) una rocker che sta recuperando la sua voce in seguito ad un intervento alle corde vocali, trascorre le giornate nella sua villetta nell’isola di Pantelleria col fidanzato Paul (Matthias Schoenaerts). La loro monotona tranquillità viene però interrotta dall’arrivo di Harry (un Ralph Fiennes più in forma che mai), ex compagno e produttore della cantante, accompagnato dalla figlia Penelope (Dakota Johnson), una Lolita che combatterà la noia quotidiana divertendosi a mettere zizzania fra i presenti.

In questo dramma travestito da melò, s’intrecciano gli sguardi ed i corpi nudi dei vari personaggi, uomini che non hanno più nulla da dire se non frasi patinate di ostentata erudizione, uomini che hanno frettolosamente vissuto tutto ciò che la vita ha da offrire e che dunque non resta altro a loro che rivangare il passato con profonda malinconia, nella vana speranza di colmare un presente che non si prospetta roseo per nessuno.

Guadagnino gioca con i suoi quattro personaggi, li scruta da lontano con fare voyeuristico quando non sanno di essere visti; si muove nelle stanze della villa, attorno alla piscina, nella brulla Pantelleria, come se non fossero solo loro a danzare ma anche la macchina da presa stessa, sempre pronta a catturare ogni istante delle loro sconsolate vite.

A far da contrasto al carattere solare e logorroico di Harry (Fiennes), c’è il silenzio auto-imposto di Marianne (Swinton), segno di un’amarezza e della scelta di non commettere più l’errore di superare la soglia dell’errore, della provocazione, come se preferisse un’esistenza di conservazione alla gioia di testare nuove esperienze e sognare. Ma forse è meglio una cruda realtà rispetto alla battaglia (persa in partenza) di Harry nel convincere se stesso che è ancora un uomo interessante.

Troppe parole vuote non portano da nessuna parte ed è per questo che il regista concentra di più la messa a fuoco sui piccoli gesti che non passano inosservati: una Dakota Johnson sempre più nabokoviana che sbuccia un fico, Ralph Fiennes che prepara il pesce per il pranzo, la cottura a fuoco lento di una ricotta casareccia e la sua degustazione. Cibo e sesso, gusto e tatto.

E poco distante dalla cucina troviamo la piscina, luogo per rinfrescarsi ma anche per scaldare gli animi e non solo. A Bigger Splash è un continuo gioco di opposti, è un cuore che pulsa a ritmo di musica.

Sicuramente non abbiamo davanti un film perfetto, ma questa pellicola è senza ombra di dubbio visivamente stimolante e personale, fuori dagli schemi e dai pregiudizi.

Se non fosse per il finale trash dovuto all’ingresso di Corrado Guzzanti nei panni del carabiniere che segna il tracollo ultimo del film, “A Bigger Splash” meriterebbe solo ovazioni sincere.