La Corrispondenza, come l’amore inganna l’assenza

La Corrispondenza, come l’amore inganna l’assenza

January 16, 2016 0 By Angelica Lorenzon

Il fascino del mistero, di ciò che non conosciamo, che ci sfugge dalle mani, che rincorriamo nel tempo. Le stelle, così distanti da noi eppure dotate di una bellezza che ci inebria, che dura anche dopo la loro morte.
E ciò che più si avvicina alle stelle è l’amore, un sentimento che ogni artista almeno una volta nella vita ha cercato di dargli forma attraverso le proprie opere. Poeti, pittori, musicisti, romanzieri ed anche registi.
E questo è ciò che ha fatto Giuseppe Tornatore col suo ultimissimo film “La Corrispondenza”.
Quello dei due protagonisti Ed ed Amy (rispettivamente Jeremy Irons ed Olga Kurylenko) è un amore puro, immenso, ma ahimè ostacolato da una distanza che metterà a dura prova la forza di quel legame.

Ora, se dovessi vestire gli abiti di un critico cinematografico, l’obiettività mi porterebbe ad elencare gli evidenti difetti di questa pellicola, dai dialoghi melensi e stucchevoli che disturbano lo spettatore dopo soli cinque minuti, alla prevedibilità e mancanza di pathos che annientano la scorrevolezza della visione.
Ma dato che non sono un essere privo di sensibilità, vorrei invitare tutti coloro che nei prossimi giorni godranno della visione de “La Corrispondenza”, a guardare questo film chiudendo la bocca ed aprendo il proprio cuore.
La sensazione che Tornatore ci lascia a fine visione, è di aver creato una pellicola per delle anime vecchie, sconsolate e confinate in una prigione di ricordi che non vogliono dimenticare. Sicuramente non è un film che tutti potranno apprezzare e comprendere, non di certo per una carenza d’intelletto, non c’entra nemmeno il livello di sensibilità, quanto invece l’aver provato sulla propria pelle il peso di un’assenza.
In questo momento ho del tutto abbandonato il mio ruolo di recensore, preferisco rivolgermi a voi come se vi stessi scrivendo una lettera, appunto, una corrispondenza unidirezionale.

Caro lettore di Vero Cinema,
se sei arrivato fin qui significa che hai compreso pienamente che non hai davanti la classica recensione di un film, e spero che ciò non t’abbia deluso.
Ti è mai capitato di incontrare qualcuno e di provare quella bizzarra sensazione di averlo già conosciuto?
Ti è mai capitato di perderti completamente nel mistero che avvolgeva quella persona e di voler decifrare ogni suo piccolo pensiero per sentirti ancora più in sintonia?
Ed ultima domanda, ti è mai capitato di vivere con un’assenza così presente da soffocare la tua quotidianità?
Se la risposta è affermativa, non credo ti sarà difficile provare empatia per la pellicola del nostro connazionale regista, un inno all’immortalità dell’amore, a quella potenza che supera ogni distanza fisica.
Cosa se non una profonda passione può ingannare la mancanza di chi si desidera con noi?
In questo film i protagonisti si cercano, disperatamente e senza sosta, usufruendo del mezzo che oggigiorno tutti noi imputiamo essere la morte del romanticismo: la tecnologia.
È interessante notare però come un computer, un telefono, un semplicissimo video-messaggio siano in grado di mantenere vivo quel rapporto.
Ma alla fine di tutto, per quanto sentire la voce di chi amiamo ci rassicura, per quanto vedere il suo volto anche se a chilometri di distanza da noi ci fa sorridere, nulla può pareggiare il contatto umano.
Ed ed Amy provano costantemente il desiderio di abbandonarsi fra le braccia dell’altro, di sentire anche solamente il profumo dei loro vestiti. Perché come suggerisce il testo del brano “Enjoy The Silence” che è presente in sottofondo durante un dibattito acceso nel film, le parole sono insignificanti, superflue, dimenticabili. La sola cosa che resta è l’amore, e con esso il dolore.
Spesso crediamo che dinanzi ad un malessere, le persone cerchino conforto, consolazione, approvazione. Io penso che ciò che negli ultimi tempi è venuto a mancare in noi comuni mortali, è il desiderio di ascoltare chi abbiamo di fronte. Il dolore ha bisogno di essere ascoltato, sempre.
Dunque, per quanto a conti fatti “La Corrispondenza” non vi offrirà una storia originale ed avvincente, mi piacerebbe che faceste lo sforzo di ascoltare questo film, non solo di guardarlo come dei comuni divoratori di pop-corn.
Molto probabilmente ve ne andrete dalla sala con dell’amarezza, con la domanda “E dunque?”.
Beh, e dunque questa è la vita, andare avanti anche quando ogni centimetro del tuo corpo vorrebbe fare dietrofront per rincorrere quei ricordi del passato che, se in origine erano una preziosa fonte di felicità, essi vivranno in eterno, dotati di un’immortale bellezza come le stelle che, anche se si spengono, continuano a splendere nel tempo.
Sperando che questa “lettera” possa arrivarvi tanto quanto ha fatto “La Corrispondenza” con la sottoscritta, vi auguro una buona giornata.
Con affetto, chiunque tu vuoi che io sia.