
The Gift – Regali da uno sconosciuto, che forse era meglio non scartare
March 5, 2016Simon (Jason Bateman) e Robyn (Rebecca Hall) sono una coppia sposata medio-borghese che vive una vita ordinaria nell’attesa di un bambino e di una promozione lavorativa che permetta a Simon di fare un salto avanti con la sua carriera. La vita dell’apparentemente perfetta coppietta viene però sconvolta dall’intrusione di Gordo (Joel Edgerton), ex compagno di liceo di Simon.
Gordo all’inizio si dimostrerà una persona buona e dall’animo molto gentile, lasciando sempre dei doni ai coniugi sulla soglia di casa, i due allora lo inviteranno a cena per sdebitarsi dei e saranno a loro volta invitati da lui fino a quando non scopriranno in Gordo dei comportamenti sempre più strani e inquietanti che degenereranno in atti di tensione e di violazione domestica.
La morale del film è semplice: quanto crediamo davvero di conoscere le persone che amiamo? Davvero è possibile lasciarsi un triste passato alla spalle senza ripercussioni?
The Gift pone lo spettatore di fronte a questi due interrogativi. Il film, una volta arrivato alla sua conclusione, dà allo spettatore una forte sensazione di déjà vu, di già visto, ma se c’è un elemento che un buon thriller deve avere per meritarsi elogi e riconoscimenti è il suo sapere coinvolgere e spiazzare, lasciando lo spettatore a fine visione con un’emozione negativa o positiva (vedi, ad esempio, i più importanti lavori di David Fincher).
Ci si avvicina, si tenta di replicare, ma con insuccesso, il finale di Old Boy di Park Chan Wook, un autentico capolavoro degli ultimi decenni.
Uno degli aspetti che più salta all’occhio di The Gift è il processo di “distruzione dell’immagine dell’attore” che è in atto nel film. Né Rebecca Hall (The Prestige, Closed Circuit) né Joel Edgerton (Warrior, Black Mass) assomigliano a loro stessi, sono trasformati: lei ha i capelli molto più corti, un look più minimale e un abbigliamento più casual, a tratti sportivo (in più momenti la si vede correre, come a voler scacciare le nevrosi che la perseguitano e di cui trova una soluzione nel consumo di psicofarmaci), tutti elementi che sommati insieme eliminano, con gli ovvi limiti del caso, l’innegabile bellezza di questa slanciata attrice; lui invece porta una barbetta singolare e adotta uno sguardo tanto indagatore e timoroso quanto incapace d’infondere fiducia (nello spettatore e, soprattutto, negli altri personaggi).
The Gift vuole focalizzarsi talmente tanto sull’effetto a sorpresa che vuole ottenere dal non concentrare totalmente la sua attenzione su ciò che avviene prima, sui dettagli che dissemina confusamente in tutta la sua prima parte per arrivare a quel plot twist che inganna e confonde, senza sconvolgere per davvero. Forse, il film avrebbe potuto offrire una trama più semplice e fare forza maggiormente su quegli aspetti riguardanti la crisi di coppia e la costruzione di una famiglia-facciata dietro cui si nasconde, sia per il marito sia per la moglie, tutt’altra realtà: un sadico e sleale opportunista lui, una debole e disturbata lei. La critica alla famiglia americana di successo all’esterno, ma triste e dilaniata all’interno tanto dal reggere le sue fondamenta su bugie, inganni, segreti e illusioni, non è abbastanza forte proprio perché non è sorretta da un’impalcatura narrativa adeguata. Pertanto, da qualsiasi lato lo si guardi, The Gift è tutto tranne che un thriller hitchockiano (così è stato definito da critici, giornalisti e quaquaraquà), ma non è neanche l’anatomia perfetta di una coppia tristemente felice, inquadrata all’interno di una società e di un ambiente che propongono e impongono il raggiungimento di obiettivi (una bella casa, un lavoro ben retribuito, abiti eleganti) come realizzazione di quel processo di “ricerca della felicità” che altro non è che un viaggio effimero nel buio dell’esistenza.
(Alessio Italiano e Simone Tarditi)
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