Desconocido – Resa dei conti, attentatori e ladri di speranza

Desconocido – Resa dei conti, attentatori e ladri di speranza

April 5, 2016 0 By Gabriele Barducci

Il cinema è sempre stato usato come mezzo per parlare di altro. Una storia, una situazione, un conflitto, attualità e anche per ‘puntare’ il famoso dito contro una realtà di cui sentiamo continuamente parlare o che ci accerchia costantemente. Desconocido, opera prima del talentuoso Dani de la Torre, usa il cinema di genere per parlare di persone, di banche e di banchieri, creare il classico archetipo della banca come origine di ogni male e ogni disagio personale per mettere in atto la propria vendetta.

Carlos (Luis Tosar) sale in macchina con i due figli per accompagnarli a scuola prima di andare a lavoro, ma la telefonata del desconocido attentatore cambierà il corso della sua giornata: sull’auto è attiva una bomba che esploderà non appena uno dei tre si alzerà dal sedile per uscire dalla macchina. L’unico modo per uscirne vivi sarà depositare nel conto corrente dell’attentatore una determinata cifra di Euro, spiccioli compresi.
Strizzando l’occhio a pellicole come Speed e In linea con l’assassino, allo spettatore basta sapere che il protagonista è proprio un direttore di banca, con un passato professionale non proprio pulito.
Perchè portare all’attenzione un film (spagnolo) che almeno in Italia è stato distribuito in pochissime sale?

Nonostante la natura derivativa (quanto odiamo/amiamo questa parola nel campo del giornalismo cinematografico) del film e un tema assolutamente prevedibile nelle dinamiche, a sorprendere è la naturalezza e la vivacità con cui il regista si mette a disposizione del film. Tecnicamente notevole, si ritaglia dei momenti anche per degli intensi piani sequenza, uno tra tutti che ricorda la magistrale sparatoria in macchina ne I figli degli uomini e la voglia di stupire continua in almeno altri diversi piani sequenza, alcuni con lo scopo di far circolare l’adrenalina e la tensione del film, altri per empatizzare e introdurre anche la ‘terza parte’, la polizia spagnola che cercherà di capire se l’attentatore è lo stesso Carlos o verificare la presenza di quel desconocido che tiene in ostaggio padre e figli.

La tensione si percepisce sugli occhi e sul viso stanco di Carlos, sempre immobile e alla costante ricerca di una situazione, per rassicurare i figli e la moglie (forse già ex), nel cercare i soldi e nel convincere la polizia che non è un possibile suicida. Il sangue sulle sue mani, in una scena iconica, verrà lavato via dalla pioggia. Il sangue viene da una ferita, non mortale, del figlio, sangue del suo sangue e sangue delle persone che lui stesso ha mandato in rovina.
Come abbiamo già visto in Un momento di follia (ne abbiamo parlato QUI) un diverso tipo di cinema in Europa è possibile, anche se non propriamente originale. Peccato per le battute finali, dove vince non tanto una finale banale (sembra che ad un certo punto, le idee di sviluppo siano finite) ma un forzato rapporto padre-figlia, portando fuori sentimentalismi inutili, mettendo in discussione un apparato narrativo ben costruito sino ad ora.

Gabriele Barducci
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