
Dive e antidive
April 27, 2016 0 By Francesca SordiniMa che ne sa la Hollywood di oggi dei grandi uomini e delle grandi donne. I primi si possono al massimo sognare, delle seconde si può essere solo pallide imitazioni. Orson Welles diceva che il divo va sempre tenuto separato dalla recitazione. Chissà. Vien da chiedersi che cosa avrebbe pensato il vecchio enfant prodige di Hollywood delle sciacquette che oggi si atteggiano a grandi dive. Se uno dei segni di decadenza di una civiltà è l’incapacità di creare miti durevoli, ecco una gustosa antologia di folgoranti battute, a cui sono contrapposti interventi e reazioni più moderni che non brillano certo per originalità.
– Bette Davis, quando Robert Aldrich, il regista di Piano… piano, dolce Carlotta, le disse che avrebbe lavorato con Joan Crawford: “Non le piscerei addosso se stesse andando a fuoco”. Sempre su Joan Crawford, sua nemesi, ebbe a dire: “Non bisognerebbe mai dir male dei morti, solo dire bene… Joan Crawford è morta. E’ un bene”. Rooney Mara sulla sua collaborazione con Cate Blanchett in Carol: “E’ vivace, spiritosa e divertente. E’ molto sicura di sé. E’ stupefacente”.
– Scambio di battute tra Marlene Dietrich e un giornalista.
“Che cosa fa per mantenere le sue gambe così belle?”
“Niente. Ci sono nata”
“Che cosa fa per mantenerle allenate?”
“Ci cammino sopra”.
Gwyneth Paltrow ogni settimana fa sulle gambe impacchi di fango vulcanico, bendaggi freddi, percorso Kneipp, drenaggi linfatici, aquagym personalizzata, endermologia e sedute di Cellactor e Power Plate. E ha pure la sfacciataggine di andarlo a dire in giro.
– Zsa Zsa Gabor #1: “Il movimento femminista non ha cambiato la mia vita sessuale. Non avrebbe osato”. Ad Hollywood è scoppiata la femminismo-mania: tutte le attrici si sono dichiarate tali, da Patricia Arquette che rivendica salari uguali a quelli degli uomini a Keira Knightley che si appena perché le storie sulle (delle) donne hanno poca voce in capitolo nel cinema.
– Zsa Zsa Gabor #2: “Qualunque donna che sia sempre a dieta non può fare a meno di essere irascibile. Nessuno può essere divertente se intrattiene gli altri sulle diete”. Demi Moore fa la dieta Detox, non mangia carne per tre settimane e beve come un cammello. Ma è stata lasciata da Ashton Kutcher. Uma Thurman dal canto suo non cuoce niente, mangia tutto crudo. Angelina Jolie invece fa sei micropasti al giorno, di cui l’ultimo da consumare entro le otto di sera.
– Bette Davis: “L’unica ragione per cui qualcuno va a Broadway è perché non riesce a trovare lavoro per un film”. Lupita Nyong’o alla domanda di Variety sul perché tornare a calcare le scene: “Sono una figlia del teatro”.
– Lauren Bacall, a chiunque le chiedesse come fosse essere la moglie di Humprey Bogart: “Essere vedova non è mica una professione.” Altre celebrità hanno superato lutti (non necessariamente letterali) in modo molto meno elegante. Jennifer Aniston, dopo la rottura con Brad Pitt, scoppiò a piangere davanti ai giornalisti di Vanity Fair.
– Brigitte Bardot, alla domanda del giornalista di Dagospia se invecchiare fosse difficile: “Perlomeno non muori giovane”. Gwyneth Paltrow, nel suo seguitissimo blog in cui s’improvvisa life-coach, stende un decalogo “Per non apparire stanchi e vecchi”.
– Claudia Cardinale: “Il matrimonio funziona meglio se entrambi i partner restano un po’ non sposati”. Jennifer Garner, in un’intervista dopo la rottura del matrimonio con Ben Affleck: “E’ l’amore della mia vita. Cosa devo farci? E’ la persona più brillante della stanza, la più carismatica, la più generosa. E’ solo un uomo complicato”. (Dopo che lui l’ha tradita con la babysitter dei loro tre figli).
Forse una volta erano più noncuranti, meno ipocrite e più talentuose. E’ che purtroppo l’evidenza è una sola: dive si nasce, non ci si diventa né tantomeno ci si mantiene. Lo si è e basta.
(Gabriel García Márquez, "Memoria delle mie puttane tristi")
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"Io non ho bisogno di dirlo, perché lo si nota a leghe di distanza: sono brutto timido e anacronistico. Ma a forza di non volerlo essere sono riuscito a fingere tutto il contrario." (Gabriel García Márquez, "Memoria delle mie puttane tristi")