
Carrie – Lo sguardo di Satana, dalla pagina allo schermo
June 12, 2016Stati Uniti, metà anni ’70. A Chamberlain, una cittadina del New England, l’adolescente Carrie White è da sempre vittima di scherzi e terribili prese in giro. Cresciuta con la sola compagnia di una madre affetta da turbe psichiche che ne fanno una maniaca religiosa, la ragazza all’arrivo delle prime mestruazioni -non avendo idea di cosa le stia capitando- si lascia prendere dal panico provocando l’ennesimo episodio di bullismo ai suoi danni nelle docce della scuola. A seguito di questo ultimo trauma Carrie sente crescere in sé degli straordinari poteri telecinetici, che la rendono capace di muovere oggetti, rompere vetri, spezzare specchi con la sola forza della mente. Sue, una delle compagne di Carrie che si era fatta trascinare dall’ilarità durante l’episodio delle docce si rende conto di aver fatto un grave sbaglio e tenta di aggiustare le cose convincendo il suo ragazzo, Bobby, ad invitare Carrie al ballo studentesco come sua dama, che, dopo una iniziale esitazione, accetta l’invito che assume per lei l’incoraggiante prospettiva di uscire finalmente dal suo isolamento.
Nel frattempo però Chris la ragazza più prepotente e popolare della scuola, punita dopo l’aggressione nelle docce, sta architettando un terribile piano per colpirla e umiliarla definitivamente. Carrie, dopo una violenta lite con la madre naturalmente contraria al suo appuntamento, riesce comunque a recarsi al ballo con Bobby, felice e con indosso un vestito che lei stessa si è cucita. La serata sembra davvero meravigliosa, ma proprio quando i due ragazzi vengono incoronati Re e Reginetta del ballo la terribile vendetta ordita da Chris si compie scatenando tutta la forza distruttrice dei poteri di Carrie.
Un romanzo breve, e nemmeno tra i più terrificanti considerata la sterminata produzione di Stephen King. Il primo che egli riuscì a pubblicare con una casa editrice e che gli permise di far decollare con la sua carriera di scrittore. Uno strano racconto, nel quale, insieme all’intrigante fenomeno paranormale della telecinesi, trattato con la scrupolosità che ha sempre contraddistinto l’autore, si parla apertamente di mestruazioni, verginità, deflorazione, crampi e assorbenti. Un libro al femminile che il 28enne King dedica infatti alla moglie Tabitha, e che nel 1976 a soli due anni dalla sua pubblicazione viene portato sullo schermo da un regista newyorkese che, dopo una lunghissima gavetta, comincia lentamente ad affermarsi: Brian De Palma.
Una storia, un esordio letterario con insito uno straordinario potenziale visivo (un potere insito in tutte le opere di Stephen King che sono praticamente già nella loro confezione editoriale dello stupefacente materiale per sceneggiature), diviene il mezzo attraverso il quale De Palma getta le basi di quello che sarebbe diventato il suo stile registico, fatto di audacia, brivido, spericolati movimenti di macchina, citazionismo colto e, naturalmente, raffinato erotismo.
Ed è proprio nel segno dell’erotismo che il film si apre: dopo un brevissimo momento sul campo di pallavolo l’azione si sposta all’interno delle docce della scuola che, come da copione (ovvero da romanzo) sono piene di vapore e di belle ragazze svestite che il regista decide di mostrarci con un elegante piano sequenza al rallentatore durante il quale scorrono i titoli di testa, accompagnato dalle splendide note di Pino Donaggio. È sulla protagonista sotto la doccia che la macchina si ferma per cambiare inquadratura ma non registro e prendendosi la prima libertà rispetto al romanzo.
«Carrie stava stolidamente ferma in mezzo a loro, una rana tra i cigni» scrive King, ma ciò che De Palma filma è il corpo nudo una splendida Sissi Spassek impegnata in una innocentemente languida doccia interrotta proprio dal sopraggiungere della perdita di sangue. Una prima “manomissione” del materiale letterario che si rivela però più che efficace ai fini di una immediata caratterizzazione della storia. Carrie, totalmente incosciente della propria femminilità e di quello che essa comporta, con l’arrivo del primo ciclo – dopo lo shock iniziale e la rabbia dovuta al terribile trattamento che le riserveranno le sue compagne che la deridono gettandole addossi degli assorbenti– prende improvvisamente coscienza di se e del suo ristretto universo fatto della tediosa vita con la madre e dei continui soprusi subiti a scuola.
La dimensione di eros con cui Brian De Palma ha deciso di introdurre la storia lascia immediatamente posto ad un’altra fondamentale caratterizzazione del film, come del romanzo, ovvero quella dell’universo femminile. Già nelle prime scene abbiamo conosciuto in questo disordinato gineceo 4 delle donne (per la 5° dovremo aspettare ancora qualche minuto) che muoveranno i fili della storia: Carrie la protagonista e l’anello più debole, Sue una compagna che inizialmente partecipa alla bravata degli assorbenti per poi pentirsi, Chris la liceale bella e spregiudicata che ha dato origine allo scherzo tirando il primo assorbente e Miss Collins la professoressa di ginnastica che soccorre la ragazza e mostra un po’ di umanità.
Il perché una ragazza già grande non sapesse neanche dell’esistenza del ciclo mestruale è presto spiegato dall’entrata in scena di un nuovo personaggio, la quinta donna della storia ovvero Margaret White, la madre di Carrie. Per presentarla al pubblico De Palma e lo sceneggiatore Lawrence D. Cohen si prendono una seconda e piuttosto decisa libertà rispetto al racconto dedicandole una intera sequenza. Se la donna immaginata da King era “solo” una fervente cattolica schiva e convinta che tutto il mondo fosse governato dal peccato, nel film compie un salto in avanti divenendo una vera e propria predicatrice che va portando la parola del Signore nelle case dei suoi concittadini raccogliendo denaro per chissà quale congregazione.
L’incontro fatale tra la madre, messa al corrente dalla scuola di quanto accaduto nelle docce, e la figlia avviene quindi dopo che lo spettatore si è già fatto un’idea della Signora White; in questo modo De Palma ha la possibilità di riprendere la storia come era stata originariamente scritta accentuando uno dei suoi momenti più drammatici, che mostra la donna nel pieno della sua follia religiosa che colpisce con una pubblicazione religiosa la figlia inginocchiata ai suoi piedi, chiamandola peccatrice e finendo col chiuderla in un angusto sgabuzzino per le scope. La casa abitata dalle due donne è esattamente come descritta nel romanzo, ovvero modesta ma piena di terrificanti rappresentazioni iconografiche a tema religioso.
La narrazione continua seguendo piuttosto fedelmente il romanzo; la scuola ha deciso di punire lo scherzo delle docce e mentre Sue accetta con colpevole rassegnazione, Chris inizia a covare la sua vendetta. È il momento quindi dell’entrata in scena dei due uomini che giocheranno un ruolo cruciale nel compiersi dei fatti: Tommy, lo sportivo, il ragazzo più affascinate della scuola a cui la fidanzata Sue, spinta forse più dalla necessità di espiazione che dalla generosità, chiede di accompagnare Carrie al ballo scolastico e Billy il tipaccio di strada che ha una relazione con Chris che lo spinge a organizzare un terribile scherzo ai danni di Carrie: montare un secchio colmo di sangue di maiale sopra al palco sul quale verranno eletti il Re e la Reginetta del ballo da rovesciare nel momento dell’incoronazione.
Se nel romanzo entrambe le coppie hanno già un forte legame sessuale ad unirle, De Palma sceglie di glissare su quello tra Sue e Tommy, mostrati niente più che come due perfetti fidanzatini, concentrandosi su quello tra Chris e Billy ai quali sono dedicate due sequenza piuttosto allusive e a tratti violente che culminano con la ragazza che sta per mettere a parte il partner dei suoi piani mentre gli pratica del sesso orale. L’arrivo alla fatidica sera del ballo è coperto da un breve lasso di tempo nel quale, eccezion fatta per un più raffinato ritratto di Miss Collins che acquista il ruolo dell’unico adulto in grado di proteggere Carrie e di incoraggiarla insegnandole a valorizzarsi nell’aspetto (impresa che nel libro riesce a compiere con successo da sola), la sceneggiatura non subisce grosse alterazioni rispetto al romanzo nei suoi punti fondamentali.
Carrie ha comprato un rossetto e della stoffa per cucirsi da sola una splendido abito per il ballo, ha avuto un asprissimo scontro con la madre nel quale ha iniziato a dare segno di quanto forti stiano diventando i suoi poteri telecinetici, ma è finalmente riuscita ad andare al suo appuntamento con Tommy. L’arrivo al ballo della coppia è filmato con una gloriosa panoramica della palestra della scuola piena di luci e lustrini che si conclude proprio con l’ingresso di Carrie al fianco di Tommy. È tutto perfetto, come lei lo ha sognato «si rese conto improvvisamente che quel momento sarebbe rimasto per sempre con lei». C’è tempo di un rapido scambio di affettuosi complimenti con Miss Collins prima che la sceneggiatura si prenda un ulteriore, e fondamentale, libertà. Se King fa sì che Carrie e Bobby scelgano di comune accordo si non danzare ma di continuare a godersi la bella serata, con De Palma le cose cambiano. Il ballo fra i due ragazzi c’è ed è mostrato attraverso due ottime sequenze: nella prima sono entrambi ripresi dall’alto mentre raggiungono il centro della pista. Si fermano qualche istante perché la ragazza è ancora reticente e mentre lui tenta di convincerla la cinepresa si abbassa su di loro. La seconda ripresa è invece dal basso e segue letteralmente i due danzando loro in cerchio, portando ad un altro cruciale momento del tutto assente nel romanzo: un fugace bacio che rende ancora più dolci, ma anche immensamente più tragici quegli ultimi istanti.
La votazione è stata truccata, Tommy e Carrie sono stati eletti e sono sul palco; l’aggravarsi della musica dà il via a un montaggio incrociato a rallentatore che precede il fatale momento nel quale si alternano i volti di Sue e di Miss Collins, il secchio attaccato alla corda che sta per essere tirata e una ripresa frontale dei due novelli incoronati. L’insegnante di ginnastica spinge Sue fuori dalla sala mentre il volto di Chris che sta per tirare la corda nascosta nell’ombra è scomposto in close up della sua bocca (con la lingua che inumidisce il labbro superiore) e del suo occhio. La porta della palestra si chiude alle spalle di Sue, Chris sorride un’ultima volta tirando la corda e inondando Carrie di sangue di maiale.
È a questo punto che la regia di De Palma compie un’ulteriore impennata rendendo l’azione ancora più immediata attraverso la divisione dello schermo in segmenti con uno spleet screen che segue contemporaneamente lo volto di Carrie, il suo sguardo e lo scatenarsi della tempesta telecinetica. La pellicola si colora di un filtro rosso e la folla tenta di disperdersi nella palestra mentre i cavi elettrici saltano e le bocchette antincendio cominciano ad azionarsi. Nessuno è risparmiato dal massacro, nemmeno Miss Collins (che nel romanzo riesce a sopravvivere). La strage finale che nel libro coinvolge gran parte della città, qui si ridimensiona divenendo una tragedia privata che riguarda solo Carrie e sua madre, non prima però di un altro innesto della sceneggiatura in cui la ragazza si concede un lungo bagno caldo per mondarsi dal sangue di cui è cosparsa.
In casa White ormai ridotta a un grottesco santuario, si consuma l’ultimo scontro tra le due donne che si conclude con una sorta di “crocefissione” della madre inchiodata alla porta della cucina in una posa indubitabilmente cristologica (nel romanzo Carrie uccide sua madre riuscendo a provocarle un infarto col solo impiego del suo potere telecinetico.) Anche Carrie incontrerà la morte sotto le macerie della casa che inizia a crollare subito dopo l’omicidio di Margaret.
Ad interpretare questo sanguinoso racconto di formazione nel quale tutti i protagonisti, ad eccezione della giovane Sue, periscono attraverso una impalcabile giustizia divina si distinsero l’allora compagna di De Palma Nancy Allen (che fu per lui ottima protagonista anche di Blow Out e Vestito per uccidere) che conferisce a Chris il giusto mix si crudeltà e carica erotica, un giovanissimo John Travolta affascinante anche se un po’ troppo gioviale per incarnare la spietatezza di Billy raccontata nel libro e Piper Laurie terrificante e indimenticabile madre di Carrie.
Su tutti però brilla la splendida esordiente, fragile e smarrita, Sissy Spacek con un’interpretazione che la pone di diritto al fianco di altri, e ben più maturi di quanto lo fosse lei allora, interpreti che come Jack Nicholson, Katie Bates, Tim Robbins, Morgan Freeman e Tim Curry, che hanno incarnato sullo schermo alcuni dei grandi personaggi scaturiti dalla sconfinata e magnifica fantasia di Stephen King.
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