
Venezia73: Réparer les Vivants, vita, morte e resurrezione
September 10, 2016Réparer les Vivants, pellicola francese presente all’interno della sezione Orizzonti di questa Mostra internazionale del cinema di Venezia, è ispirata all’omonimo romanzo scritto da Maylis de Kerangal. Il regista Katell Quillévéré, originario della Costa d’Avorio, mette in scena una tematica non facile da trattare come la donazione di organi, che dalla sua complessità fa emergere un cocktail di forti emozioni. Due storie separate che s’intrecciano, tra tragedia e miracolo. Un adolescente a seguito di un incidente stradale resta in coma celebrare e i genitori si trovano nella posizione di prendere la dolorosa decisione di dover lasciar andare il figlio. Alla storia si accavalla la vicenda di una madre, malata ormai da tempo, che necessita urgentemente di un trapianto di cuore.
Film ben articolato sia nell’incrocio di esperienze umane presenti e passate e ricordi nostalgici di un tempo trascorso. Tuttavia, la vicenda pecca per i numerosi accenni a frammenti di vita riguardante personaggi terzi che restano sospesi nel nulla, lasciando così numerosi punti interrogativi sulla narrazione, dove in varie sequenze si allude a storie incompiute che non porteranno a nessuna conclusione. Compone, in questo modo, un inutile patch work che poteva essere risparmiato in favore dei personaggi principali. Il film inizia con tre ragazzi che si recano nell’oceano a fare surf, e tra un’onda e l’altra il giovane protagonista viene travolto da un’onda che lo trascina in profondità; è qui che lui soffermerà il proprio sguardo verso l’alto, rivolto al movimento ondulatorio delle onde, quasi in atteggiamento di riflessione o di preludio dei fatti che seguiranno.
Meravigliosa soluzione registica iniziale della messa in scena, riposta l’acqua a predominare la scena, come preludio al tragico incidente dove vediamo in soggettiva lo sguardo dell’autista, che in un momento di stanchezza vede la strada davanti a se, dritta verso l’orizzonte e con una graduale dissolvenza si tramuta in una distesa d’acqua da cui emerge una gigantesca onda che travolgerà il mezzo. L’acqua, come tema principale, ricorre durante la narrazione in una celebrazione della vita e della morte che ricorda l’inno esaltato dal russo Aleksej Fedorčenko inSilent Souls (Ovsyanki, 2010). Questo elemento primordiale della natura celebra il ritorno alla vita dal “regno dei morti” come per varie tradizioni popolari dell’antichità si ha la credenza che al tramonto il sole venga inghiottito dalle acque del mare all’orizzonte, ricollegando questa immagine all’aldilà.
In Réparer les Vivants si verifica una situazione analoga ma ne capovolge totalmente la messa in scena; durante l’uscita notturna dei ragazzi per surfare, in una sequenza li troviamo seduti in spiaggia ad osservare l’alba, il ritorno della vita dal mondo dei morti. Film profondo e toccante che ha una valenza morale e informativa su un argomento quale la donazione di organi che molti spesso è ignorano e estraneo alla collettività.
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