
Blair Witch, restituire memoria all’immagine
September 27, 2016Leviamoci questo sassolino, questo Blair Witch in sala ora è un film ignobile. Probabilmente uno dei peggiori di questo 2016.
Sprecheremo parole per distruggerlo? No, anzi, come sempre, a sostegno della nostra missione nel web, cerchiamo di ragionare sul motivo che hanno portato al fallimento questo sequel/remake.
Ricordare a grandi linee quel The Blair Witch Project è necessario: siamo nel 1999 e in quel web allo stato primordiale gira una campagna pubblicitaria attorno al film in oggetto, ma il messaggio è chiaro, il film che gli spettatori andranno a vedere, non è un vero e proprio film ma si tratta di un montaggio di un video preesistente, video all’interno di una cassetta trovata abbandonata nel bosco. Nella scheda tecnica del film i tre attori protagonisti non hanno un personaggio da interpretare, sono proprio loro, con i loro nomi e cognomi anagrafici e se un qualche giornalista avventato cercava di mettersi in contatto direttamente con questi tre ragazzi, arrivava la sconvolgente notizia: quei tre ragazzi, effettivamente, erano scomparsi da settimane, mesi. Ecco quindi girare nell’ingenuità del web la teoria secondo cui The Blair Witch Project fosse un film vero e quel minutaggio presentato in tutti i Festival cinematografici dell’anno, vera testimonianza del destino nefasto di questi tre ragazzi.
Al di là della leggenda metropolitana che ha vissuto tramite il passaparola per anni, con tutta la campagna marketing spiegata passo passo – compresa sparizione volontaria dei tre protagonisti per accrescere l’alone di mistero mediatico – il film aveva mostrato una potenza del mezzo narrativo della camera da presa di cui nessuno aveva dato peso. Tralasciando la nascita del genere found footage di cui abbiamo i primi accenni già nel nostro Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, The Blair Witch Project eliminava gli eroi per presentarci l’unica e vera protagonista: la videocamera.
Essa, a differenza della memoria dell’essere umano, era una testimonianza – viva e unica – degli ultimi giorni di questi ragazzi. Viviamo la storia attraverso una lente, l’immagine che vediamo è la memoria della macchina. The Blair Witch Project ragionava sull’evoluzione della tecnologia, di come una sequenza di immagini montate potessero regalare la memoria di alcuni eventi a cui non abbiamo assistito.
Il genere del found footage con gli anni ha regalato più delusioni che perle, ma solo nel 2008 J.J. Abrams, acuto osservatore, riesce a riprendere lo stesso discorso con il film da lui prodotto Cloverfield. Ricordate il compagno di poltrona che al cinema con voi rideva dicendo “eh ma questa videocamera è indistruttibile”? Esattamente. John McLane in Trappola di Cristallo è l’eroe indistruttibile perché senza di lui, la storia non potrebbe essere raccontata, è lui che, a fine film, uscendone vivo, è la memoria dell’accaduto, resistendo a decine di terroristi. Come resiste lui, resiste anche la videocamera.
Il finale struggente di Terminator 2 – Il giorno del giudizio riprende tale concetto, Arnold Schwarzenegger chiede al giovane John Connor di eliminarlo perché lui da solo non riuscirebbe. La finalità è uccidere l’ultima memoria rimasta della presenza dei cyborg. La mano a pollice alzato che scende sempre più nella fornace uccide la ‘resistenza’ della camera a infrarossi del cyborg e pone fine alla sua memoria.
Tutto questo è ciò che non troviamo più nei found footage di oggi e ancor di meno in questo Blair Witch, film che potrebbe andare bene per qualche serata in compagnia ma che ormai si è arenato in una stanza e non riesce più ad andare in nessuna direzione. Adam Wingard cerca di dare nuova linfa, ma crolla inesorabilmente nel problema del remake, nella necessità di spiegare ogni cosa e di rendere il film più attivo possibile – ricorda bene la ‘lentezza’ di The Blair Witch Project, punto forte per la credibilità del film, meno per chi l’ha trovato noioso – e cosa che ha affossato totalmente il prodotto, la necessità di mostrare. Oggi il cinema deve mostrare il più possibile, mostrare la magia, spiegarla, mostrare la strega e spiegarla.
Siamo diventati inconsapevolmente dei cretini, non riusciamo più ad assorbine e ragionare un film senza il dovuto spiegone finale.
Forse, un po’, ce li meritiamo film brutti come questi.
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