RomaFF11: Into the Inferno, Herzog nel ventre della Terra

RomaFF11: Into the Inferno, Herzog nel ventre della Terra

October 17, 2016 0 By Simone Tarditi

Un’edizione della Festa del Cinema di Roma improntata sui veri documentari quella di quest’anno. C’è stato anche spazio per presentare per la prima volta in Italia il nuovo documentario di Werner Herzog, Into the Inferno. Partendo dalla curiosità di osservare e immergersi totalmente nel mondo naturale dell’eruzioni vulcaniche, il regista tedesco, autore non solo di grandi capolavori della storia del cinema come Nosferatu o Fitzcarraldo, ma anche di documentari fondamentali come Cave of Forgotten Dreams o Grizzly Man, finisce con l’affrontare ancora una volta il tema che più lo interessa e che lo affascina veramente: la Storia dell’Uomo.

È evidente fin da subito quanto le attività vulcaniche, la ricerca di crateri costantemente attivi su tutto il pianeta Terra costituiscano per Herzog un pretesto per raccontare altro, quasi alla stregua di indizi metaforici sparsi in tutto Into the Inferno volti a cercare di decifrare parzialmente ciò che noi, esseri umani, siamo stati nel corso dei millenni, come nel caso di tutte le riprese effettuate nell’infuocato deserto della Somalia dove raramente la temperatura scende sotto i 49 gradi Celsius o nell’ideologicamente desolante Corea del Nord.

intotheinferno

L’indagine di Herzog si fa quindi, ancora una volta nella sua opera, incentrata sul tempo perduto, quell’abisso storico privo di riferimenti concreti se non le tracce, erose dagli agenti atmosferici, che son state lasciate dalla civiltà umana: manufatti, strutture abitative e commerciali, le ossa. Accompagnato dal vulcanologo Clive Oppenheimer (presente in Sala Petrassi per la proiezione delle 22:30 del 16/10/2016), il regista non si limita a questo tipo di ricerca, ma anche ad un viaggio all’interno della propria carriera: viene ricordato il primo incontro tra i due durante le riprese di Encounters at the End of the World con tanto d’inediti filmati d’archivio, ma anche il breve documentario di un giovane Herzog, La Soufrière, che mostra l’evacuata isola di Guadeloupe nel 1976 a causa di una minacciata eruzione vulcanica poi mai verificatesi.

Se in questo lavoro di ormai quasi quarant’anni fa il regista si assumeva un rischio altissimo perché la possibilità di essere investito da un fiume di lava era tale da costituire pressoché una certezza, con Into the Inferno -per sua stessa ammissione- Herzog procede ad un passo ridotto, prendendo tutte le precauzioni possibili, osservando da lontano i crateri dei vulcani perché non metterebbe mai in pericolo né se stesso né i suoi collaboratori.

into-the-inferno

Certo, ora come ora nessuna fotografia e nessun filmato di eruzioni vulcaniche hanno eguagliato il lavoro fatto dai coniugi Maurice e Karia Krafft, ed essi hanno perso la vita in Giappone assieme ad altre quarantuno persone per una fuoriuscita senza preavviso di magma e gas, ma, come è già stato detto, l’obiettivo di Herzog è qui differente: Into the Inferno funge da contraltare antropologico a Lo and Behold, il documentario –sempre uscito quest’anno- sul mondo di Internet, la virtualità, e il nostro sprofondare ogni giorno di più in quella che alcuni teorici definiscono società liquida. Ai bit immateriali si sostituiscono le colate laviche, al posto dei server ci sono i frammenti di cranio dei nostri antenati primitivi, ai lati oscuri del web  subentra la forza esplosiva della natura, in un movimento costante della crosta terreste che conferma quanto precario sia il nostro esistere e quanto il tempo sia solo un valore umano, che ci spazzerà via tutti.

I don’t know
Where I’ve been
But I know
Where I’m going
To that volcano
I don’t want
To fall in though
So I want my bones
On the firing line
(Beck, Volcano, brano tratto dall’album Modern Guilt, 2008)
Simone Tarditi