
Berlinale67, Strong Island: coraggio, amore, verità e giustizia
February 15, 2017E poi nella sezione “Panorama” della Berlinale c’è quel documentario che dalle premesse sembra essere devastante (accezione positiva dell’aggettivo), per cui intavoli già in partenza trattative per un’intervista (QUI) e che non solo non ti delude, ma che ti colpisce per tutta una serie di motivi totalmente inaspettati. Strong Island di Yance Ford, dopo il Sundance, arriva anche a Berlino dove sta riscuotendo un successo meritato che si spera possa culminare (almeno) con il premio del pubblico.
1992, America. L’afroamericano William Ford jr. viene ucciso da un ragazzo bianco che non viene giudicato colpevole per motivi razziali e perché la schedina penale del morto non è così pulita (una denuncia di anni prima spinge la giuria a decidere che l’omicidio dev’essere stato per legittima difesa). Più di vent’anni dopo, Yance decide di realizzare Strong Island per elaborare quel lutto che ha devastato la sua vita e quella della sua famiglia e, attraverso catarsi e memoria, riporta alla luce la verità su suo fratello e i suoi affetti più cari. Senza che il caso di omicidio possa essere più riaperto per motivi legali, Yance fa un percorso a ritroso nel tempo per fare giustizia nell’unica maniera che gli è rimasta: raccontando pubblicamente della sua vita (passata e presente) e di come, dietro un caso di cronaca, ci siano sempre persone in carne e ossa, le cui vite non possono più procedere nella direzione programmata.
Quello di Strong Island è un dialogo diretto con il pubblico. Non c’è spazio per uno sguardo passivo, è necessaria una partecipazione emotiva tale da culminare nell’interrogativo che sta alla base di tutto “E se tutto questo fosse successo a me?”. Pertanto, la narrazione di Yance Ford si libera di ogni orpello metaforico e simbolico e procede instancabilmente tra gli abissi dell’ingiustizia e l’inferno di chi rimane in vita ed è costretto ad accettare, almeno inizialmente, i torti subiti.
Punto di forza di Strong Island è la sua unicità perché la sua forma e la sua costruzione non possono essere ricondotte alla formula classica, per quanto ancora efficace, del dimostrare l’innocenza di qualcuno: dalla stragrande maggioranza dei film di Alfred Hitchcock a The Night Of, recente serie tv HBO, passando per un altro prodotto televisivo, in questo caso Netflix, come Making a Murderer. Nulla di tutto questo. Non c’è innocenza da provare né redenzione da raggiungere, e neppure dev’esserci speranza che giustizia possa essere fatta. In certi casi, bisogna razionalmente venire a patti con quel che è successo, andare avanti e nel frattempo provare strade alternative per fare sì che la verità possa essere conosciuta e, in questo caso, Strong Island ci ha dato prova di quanto coraggio ci voglia a volte per continuare semplicemente a vivere e camminare in questo mondo.
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