Song to Song, non lasciare i baci a metà

Song to Song, non lasciare i baci a metà

May 11, 2017 0 By Gabriele Barducci

Talmente lapalissiano e invece bisogna sempre ricordarlo: Song to Song è un film di Terrence Malick. Sterili sono i sunti in tre righe della trama con su scritto “Ryan Gosling musicista cerca di sfondare aiutato dalla sua fidanzata (Rooney Mara) e il suo produttore (Michael Fassbender)”. Già vediamo file di giovini ad aspettarsi quel La La Land 2 che non sarà, prevedendo le relative critiche sulla noia dell’opera.

Terrence Malick è Cinema, è Vero Cinema e da questo semplice presupposto, quasi prepotente, da cavallo di battaglia, lo zoccolo duro testardo, si inizia una corsa alla scoperta del suo nuovo film, come della sua stessa filmografia.
Un cambio narrativo, estetico e musicale volto alla ricerca di ‘qualcosa’ iniziale con l’immenso The Tree of Life, il poco lucido To The Wonder, il ritorno al capolavoro con Knight of Cups, l’immenso Voyage of Time (purtroppo ancora inedito, ma lo abbiamo visto al recente Festival di Venezia) e oggi con Song to Song che, a conti fatti, è una summa dei suoi ultimi anni cinematografici e dei relativi titoli citati.

Alla costante ricerca di qualcosa, un segno divino o un’interpretazione vicina (quanto è stato possente quel Silence di Scorsese nell’affermazione di qualcosa di non tangibile), Malick racconta la bellezza del mondo con il bello. Esile e inutile la storia, con il triangolo amoroso, il tradimento, il perdono, gli eccessi e i disturbi, Malick ti accompagna per mano, si posiziona dietro i suoi attori, li fa camminare e danzare, sempre pochissima sceneggiatura, lasciando più spazio ad un aspetto più carnale e sensuale. Si parla di baci, alcuni dati a metà che completano la sfera sessuale, sempre presente. Il sesso come un’affermazione del proprio essere, un potere crescente che parte sempre dal cuore per arrivare sui polpastrelli di tutti che più volte toccano viso, fronte e pancia del proprio partner.

L’equilibrio e la poesia con cui Malick parla di sesso, di quel sesso sfrenato e libertino del personaggio di Rooney Mara, risultando sempre delicato, raffinato e poetico è di un equilibrio fuori dal normale. Ognuno parla con la propria anima, cercando di arrivare a quella del proprio partner.
In più occasioni i personaggi femminili tendono a nascondere la propria nuca con sciarpe o lasciando sciolti i propri capelli. La totale sicurezza di aver trovato una zona di confort e felicità le porta a scoprirsi, più dei vestiti, della nuca, oggetto di attenzione con mani e baci che la accarezzano. E se si è rimasti colpiti da un lutto, un tatuaggio potrebbe racchiudere per sempre tra l’inchiostro e la pelle un amore eterno, conosciuto ai pochi, che rendono quel limbo di pelle impenetrabili a chiunque altro.

Altro giro, altro regalo, Song to Song è un matrimonio di luci, colori e suoni, ma ancor di più, di mani, di dita che accarezzano il mondo come un ventre femminile, a dimostrazione di uomini e donne bisognosi di rinascere nella bellezza di un mondo, dentro e fuori la realtà che conosciamo.
Se volete approfondire il mondo di Terry, in special modo, riguardo l’inedito Voyage of Time, vi rimandiamo all’intervista realizzata a Sophokles Tasioulis, produttore del film, durante la cornice Veneziana.

Gabriele Barducci
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