Scappa – Get Out, dietro il sorriso di Obama

Scappa – Get Out, dietro il sorriso di Obama

May 17, 2017 0 By Alessio Italiano

È il thriller dell’anno, arrivato con grande ritardo nel nostro paese, Get Out – Scappa, è il primo film scritto e diretto dal comico afro-americano Jordan Peele e prodotto dalla Blumhouse di Jason Blum, famosa casa horror produttrice dei maggiori successi nel campo horror moderno (Insidious, The Visit, Split). Dopo numerose sceneggiature per la televisione e per il cinema tra cui Keanu, Peele realizza con un budget di “soli” 5 milioni di dollari un film, capace di incassarne solo oltreoceano la bellezza di 170 milioni.
Ma in cosa consiste lo straordinario successo di questa pellicola?
Il regista, famoso per la sua satira sul razzismo, realizza una sorta di “Indovina chi viene a cena” in chiave thriller, dalle sfumature horror con delle componenti interessantissime sotto il profilo delle denunce sociali, ma veniamo con ordine.

Chris, un giovane afro-americano, è in procinto di partire con la sua ragazza “caucasica” Rose, verso la dimora estiva dei genitori di lei, per presentare il nuovo compagno alla famiglia. Durante il soggiorno però, Chris comincia a notare degli strani comportamenti non solo per quanto riguarda i suoi possibili futuri suoceri, ma anche di tutto il resto degli invitati al party che il padre di Rose organizza ogni anno in memoria dei suoi genitori scomparsi. Un altro fattore che insospettisce ulteriormente Chris, è la presenza e lo strano comportamento dei domestici della casa neri che sembrano non apprezzare la presenza del ragazzo nella dimora. Senza troppo entrare nel dettaglio, per non rovinarvi tutta la sorpresa e il finale in crescendo, Get Out mantiene sempre alto il ritmo della pellicola, tra battutine e frecciatine sarcastiche, intervallate da momenti di pura suspence e irrequietezza che coinvolgono lo spettatore e lo tengono letteralmente inchiodato alla poltrona, in tutti i sensi.
Elemento di notevole spicco della pellicola è la sua perfetta ed equilibrata regia e in particolar modo di tutto il cast, veramente azzeccato, Peele riesce ad alternare momenti da grande autore thriller alla Hitchcock, senza dimenticare la componente sarcastica che lo contraddistingue nelle sue sceneggiature, riuscendo a trovare il giusto equilibrio tra i due generi.

In Get Out è possibile inoltre ritrovare alcuni degli elementi di critica sociale che negli anni 60s e 70s era possibile ritrovare in grandi maestri del cinema horror quali George A. Romero con il suo L’Alba dei Morti Viventi e The Thing di John Carpenter, dove anche lì, la fiducia sull’uomo di colore veniva sempre meno per qualche inspiegabile motivo. Anche se gli anni passano, alcune cose restano sempre uguali, nonostante i tempi moderni, è possibile tutt’oggi ritrovarci di fronte a degli episodi di razzismo.
Un altro regista che si batte spesso per la causa è Spike Lee, perennemente in duello contro Quentin Tarantino e i suoi dialoghi taglienti, tra tutti ovviamente l’eccessivo utilizzo della parola “nigga” che proprio non riesce a mandare giù per l’eccessivo utilizzo del termine nei suoi film. Ma Tarantino sappiamo benissimo essere un uomo acculturato e quindi, tale linguaggio viene usato puramente per fini cinematografici e nessuno tra l’altro pensa che sia un razzista, soprattutto da quando ha marciato insieme alla gente afro-americana per le strade Statunitensi contro la violenza e l’abuso di potere degli agenti di polizia nei confronti della popolazione di colore.

Insomma, dopo l’addio di Obama alla carica presidenziale e l’elezione di Trump, Get Out sembra ancora più di prima un film di estrema attualità, e il “folle” finale rende la pellicola appetibile non solo per i fan del genere, ma anche per i profani che cercano qualcosa di fresco, innovativo ed originale nel cinema. Ulteriore fattore del suo successo probabilmente risiede nel non svelare tutto il mistero in una volta ma dando allo spettatore piccoli bocconi, fino ad arrivare alla portata finale che sono sicuro non deluderà i fan più accaniti del genere “horror”.

Alessio Italiano