
1993 La Serie finalmente spicca il volo
May 23, 20171992 era un progetto ambizioso: raccontare l’Italia da quella prima mazzetta che degenerò in un periodo, denominato Tangentopoli, che ha determinato la caduta di un’intera classe politica dirigenziale e conseguente voce del popolo che urla vergona, ritrovandosi a lanciare monetine a Bettino Craxi.
Proprio con questa scena si è aperta 1993, sequel di quel 1992 che aveva diviso pubblico e critica con conseguenti tristi atti di accuse e offese – la madre di Tea Falco che mandava allegramente a quel paese un giornalista che aveva stroncato la recitazione della figlia – ma da tutto questo, regista e sceneggiatori sembrano aver raccolto critiche costruttive e non, lavorarci con calma in questi due anni per poi portare su Sky una serie con maggiore consapevolezza della sua identità.
Così, finalmente, è stato: 1993 è una diretta evoluzione di quel timido 1992 che si narrava tra frasi fatte e personaggi che guardavano gli eventi del 1992 da una finestra lontana. Peggio ancora, la stessa serie precedente aveva voglia di autolebrarsi con una cornice cult quando ancora non riusciva a formarsi definitivamente.
Il problema maggiore di quel 1992, seppur mostrando un potenziale pazzesco – la recente storia italiana, per quanto marcia, è assai affascinante come già incorniciato da Paolo Sorrentino ne Il Divo – era la sua natura derivativa: c’era House of Cards, c’era Mad Men, ma non come semplice omaggio estetico, ma come gesto narrativo che non regalava nulla nell’economia della serie. Stefano Accorsi è un pubblicitario, sguardo fisso verso gli alti palazzi di Milano (Mad Men) che sfoga la repressione facendo sport a casa (House of Cards) oppure su Miriam Leone, affascinante soubrette che non si fa problemi a passare gli anni 90 a 90° pur di cavalcare l’onda del successo e raggiungere i maggiori salotti televisivi, tra tutti l’ospitata la Maurizio Costanzo Show.
1993 corregge parecchi di questi errori, e dei primi due episodi, rimane l’amaro in bocca di dover attendere un’altra settimana, per quanto vadano via così velocemente e di gran gusto.
A testimonianza delle critiche ascoltate c’è sicuramente la promozione, a personaggio fisso, a quel Antonio Di Pietro decisivo quando affascinante, l’unico che in quel 1992 cercava di avere una propria identità senza troppi paragoni con il vero Di Pietro.
I dialoghi purtroppo zoppicano ancora. Tutto si regge su frasi fatte o citazioni palesi, che ti indicano il contesto metaforico cui vogliono attingere e uno spettatore vogliono, potrebbe odiare tutti questi cartelli stradali.
Ma adesso il racconto si fa vivo, più che mai, siamo nel 1993 e la bomba sta per esplodere, la politica avrà un cambio decisivo e infatti presenti in questa stagione ci saranno sia Silvio Berlusconi (Paolo Pierobon) e Massimo D’Alema (Vinicio Marchioni).
Finalmente la storia italiana non viene vista da lontano, ma fa direttamente parte della serie: Leonardo Notte (Accorsi) sarà uno dei consulenti di Berlusconi, anzi sarà lui che indicherà l’impreditore milanese come possibile asso nella manica per la rinascita politica, come la stessa Veronica Castello (Leone) che si troverà suo malgrado, ferita nel fallito attentato contro Maurizio Costanzo e Maria De Filippi. La contestualizzazione storica non è più solo una cornice dove raccontare storie di politici leghisti (Guido Caprino), showgirl, pubblicitari, rendendo questi degli Avatar a tutto tondo con cui interagire, indirettamente, con una delle pagine della storia italiana più destabilizzanti.
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