
Twin Peaks, Il Ritorno
May 30, 2017Nessuna analisi. Una reazione di pancia al ritorno sugli schermi televisivi di Twin Peaks che segna anche il ritorno dietro la camera da presa di David Lynch.
Tre pareri veloci di chi ha divorato subito le quattro puntate già disponibili.
Le prime due puntate del “nuovo” Twin Peaks sono entrate nella vita di chi lo aspettava da tempo (25 anni) senza chiedere permesso e senza nessun facile trucco per assicurarsi il benvenuto. Twin Peaks non è cinema, non è tv, ma è un inconscio collettivo che viene a galla, che ci mette di fronte al male incomprensibile in maniera perfetta, aprendo in noi una voragine col più preciso bisturi da chirurgo. Rivedere i volti invecchiati non sconvolge: Cooper, Laura, Leland, James, Benjamin Horne…. non se ne sono mai veramente andati, ci hanno spettati perché hanno ancora molto da dirci. L’estate è vicina, la sera profuma di gelsomino e io sono felice di di provare di nuovo quel brivido. SPOILER: Il momento migliore? L’occhiata che Shelly lancia a James dal tavolo di un locale frequentato da ragazzi più giovani mentre, ancora bellissima e sexy, beve tequila con le amiche. “James è ancora un grande” dice guardandolo col più dolce dei sorrisi. Twin Peaks è ancora grande e David Lynch è una fottuta rockstar.
-Caterina Liverani-
Lynch is back! Dopo esattamente 27 anni dalla fine della serie tv che ha rivoluzionato il modo di fare televisione, Lynch e Frost ritornano nel mondo di Twin Peaks e lo fanno nel modo migliore possibile. Il “nuovo” Twin Peaks è la quintessenza di Lynch, tutto quello che abbiamo imparato a conoscere del regista, dai suoi dipinti astratti, ai suoi folli e magnetici incubi, prendendo spezzoni delle sue opere più importanti, da Eraserhead a Strade Perdute, Lynch ha il pieno controllo questa volta e può dare spazio a tutte le sue idee e fantasie, i primi quattro episodi ci portano alla scoperta di nuovi personaggi e ambientazioni, tassello fondamentale per la comprensione della nuova serie fu il fischiatissimo al Festival di Cannes Fuoco Cammina con Me, prequel di Twin Peaks che sembrava solo ingarbugliare ulteriormente la storia con elementi apparentemente sconnessi al mondo dell’idilliaco paesino di montagna (vedi l’anello con lo strano simbolo e la rosa blu, già accennati nei nuovi episodi). Mai visto un Lynch così “selvaggio” e violento (la scena del massacro della misteriosa scatola è già cult), più dark e minimale nel supporto della colonna sonora nei suoi dialoghi, ma senza dimenticare di riportarci ogni tanto lì, in quei luoghi che bene conoscevamo e quei personaggi al quale eravamo affezionati, facendo scaturire tutto l’effetto nostalgia e i ricordi dei momenti passati che non torneranno “forse” mai più. È inutile cercare di raccontare cosa succede passo per passo negli episodi, non si può ancora decifrare dove andremo a finire e cosa Lynch ha in serbo per noi, ma sono sicuro che qualsiasi cosa ci riserverà il futuro, come diceva una vecchia tagline della serie, sarà qualcosa di “meraviglioso e strano”.
-Alessio Italiano-
C’è questa scena finale dei primi due episodi, siamo a Twin Peaks (setting storico per ora visto poco o nulla) dove Shelly si scambia uno sguardo sensuale con James all’interno del Bang Bang Bar. Nella terza puntata ritroviamo Andy, Hawk e Lucy riaprire vecchi fascioli sul caso Laura Palmer e trovare indizi sulla profezia della Signora Ceppo riguardo il ritorno di Dale Cooper.
Tutti questi elementi sono una prova tangibile e metaforica di un ritorno a casa. Tornare nella propria abitazione dopo una lunga giornata, togliersi le scarpe, sedersi e riposarsi, sentire un buon profumo di caffè (e magari ciambelle anche) provenire dalla cucina. Le prime quattro ore di Twin Peaks hanno quel feeling di un ritorno a casa, conosciamo quel luogo, ce ne siamo allontanati per troppo tempo e Lynch accellera proprio sul piede della nostalgia, senza lasciarsi andare al semplice revival per proporti qualcosa di nuovo.
Teorizzare Twin Peaks vuol dire capire cosa gira per la testa di David Lynch, missione praticamente impossibile, ma siamo temerari e vogliamo perderci ancor di più nei vicoli più bui della sua mente.
-Gabriele Barducci-
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