
Venezia74: Loving Pablo, il Rey de Medellìn
September 8, 2017 0 By Elisabetta Da ToforiRecentemente la figura pubblica e privata del narcotrafficante più famoso del latinoamerica torna a far parlare di se; il personaggio di Pablo Emilio Escobar Gaviria è diventato, dal 2015, protagonista di una serie firmata e distribuita da Netflix, Narcos, riscuotendo un grande successo di pubblico. La sua forte personalità si impone con prepotenza sui grandi schermi di questa Mostra del Cinema, attraverso un nuovo prodotto cinematografico: Loving Pablo.
Diretto dal regista e sceneggiatore spagnolo, Fernando León de Aranoa (A Perfect Day, Los Lunes ‘al Sol, Familia) Loving Pablo è presentato Fuori Concorso al Lido di Venezia e sarà, inoltre, presente all’interno della Sezione Speciale del Toronto International Film Festival.
Loving Pablo è un macro biopic sulla vita del più grande narcotrafficante della Colombia moderna, dal 1975 al 1993, che ripercorre i passi dell’ascesa e il declino del re del cartello della droga sudamericano. Javier Bardem, uomo di mezza età con una pancia gonfia da birra e un sentore di viscidume, veste i panni del re di Medellín, Pablo Escobar e al suo fianco Penélope Cruz nel ruolo di Virginia Vallejo, una giornalista televisiva che intraprenderà una relazione extraconiugale con l’uomo.
Il film è interamente narrato dalla voce suadente e ironica di Penelope Cruz che con uno sguardo onnisciente sulla vicenda, trasmette la sua visione soggettiva, accompagnando, così, la narrazione visiva.
Nella composizione narrativa, il regista utilizza l’escamotage del flashback per raccontare la vicenda, attraverso un salto a ritroso nel tempo di circa diciotto anni; Virginia inizia a ricordare la figura Pablo a partire dal loro primo incontro, nel giorno in cui ha inizio il proprio regno malavitoso.
Il film ha alle spalle una coproduzione che vede coinvolta Spagna ed Inghilterra; parto da qui per presentare la personale critica nei confronti della scelta di utilizzare l’inglese come lingua ufficiale. La reputo una contraddizione di fondo in contraddizione con la lingua della narrazione, che per il luogo di ambientazione sarebbe stata da attribuire allo spagnolo, decisione registica più coerente e in linea con quanto messo in scena.
Tale disposizione, tuttavia, è sicuramente dovuta ad una decisione di natura produttiva che vede la possibilità di una maggiore risonanza internazionale e di vendibilità all’interno del mercato cinematografico.
Perché ambientare un film di una storia colombiana, interpretato da attori spagnoli e sentirli parlare il lingua inglese con uno sporco accento spagnoleggiante, lo ritengo una questione abbastanza aberrante e incoerente che non condivido minimamente. Inoltre, di pessimo gusto è la scelta di censurare parte del linguaggio scurrile, inserendo parolacce e volgarità in lingua spagnolo, quasi a voler far emergere un lato rozzo e grossolano del popolo colombiano.
Tra le tematiche emergenti spicca la questione politica della Colombia di fine Novecento, in relazione alla situazione amministrativa statunitense e sullo sfondo i rapido dilagare della droga, piaga che affligge le strade americane.
È un film abbastanza debole che utilizza una narrazione quasi enciclopedica per descrivere avvenimenti storici con interventi soggettivi a dare un tocco di colore all’esposizione fattuale.
-Edward Gordon Craig
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Forse ti hanno chiesto perché volevi darti al teatro, e tu non hai potuto fornire una risposta ragionevole, poiché ciò che volevi fare nessuna risposta ragionevole può spiegarlo: volevi volare. -Edward Gordon Craig