Venezia74: Marvin, genesi di un’identità

Venezia74: Marvin, genesi di un’identità

September 11, 2017 0 By Angelo Armandi

Marvin, opera in Concorso nella Sezione Orizzonti della 74esima edizione del Festival del Cinema di Venezia. La regista francese Anne Fontaine, dopo il clamoroso Agnus Dei, riporta al cinema la carnalità, il dissidio, l’ossessione. Si narra della storia dell’attore teatrale Marvin Bijou (Finnegan Oldfield), in italiano Marvin Gioiellino, raccontata in una struttura binaria in cui si intreccia il passato da adolescente e il presente dell’età adulta.
Il passato viene mostrato come una rievocazione di immagini e ricordi, spesso dolorosi, dell’infanzia nella provincia francese, con la scoperta dell’attrazione verso il proprio sesso, i soprusi subiti a scuola, l’emarginazione e la violenza domestica, in un mondo di ignoranza e superstizione, modellato su un’estrema povertà materiale ed intellettuale.

Marvin è il racconto di una rabbia plagiata negli anni, stigmatizzata in un ricordo inamovibile, immutabile: la famiglia di Marvin non invecchia mai, tra il flashback e il presente non vi sono cambiamenti, è la radicalizzazione fisica di uno stato di perenne inettitudine. Traspare una precisa volontà nella rappresentazione del degrado morale in maniera visivamente violenta, cruda, in rapporto di totale sincerità con lo spettatore, nel delicato equilibrio tra il realismo ed una emotività che non sfocia mai nel melodramma, nel patetismo pomposo, nella ricerca della sofferenza artificiosa.
Marvin è il coraggio di allontanarsi dal mondo in cui si è cresciuti, il coraggio di osare laddove nulla sembra volgere a proprio favore, è la forza di affermare la propria identità sessuale e trovare una maturazione nello smarrimento causato dalla negazione di tutto ciò che è alto e nobile nella vita. La colonna sonora, in particolare, segue la crescita di Marvin, accompagnando, e spesso sovrastando, l’intensità delle immagini. Dalla musica popolare francese alla lirica di Handel, le note seguono e affermano le sconfitte, le vittorie, la crescita, la progressiva estrazione dal mondo degradato e l’approdo nei lidi felici della piccola borghesia parigina. In questa nuova realtà Marvin conosce Isabelle Huppert, che interpreta sé stessa, sempre incantevole e avvolta da una delicata tristezza, il vero elemento salvifico per la vita del giovane attore.

marvin venezia 74

Marvin è la consapevolezza della diversità, da cui deriva la forza di non giudicare il mondo dal quale si è partiti. Dopo la rabbia, si comprende che al percorso di emancipazione si associa l’accettazione della famiglia, una forma di pacata rassegnazione all’idea che la gente inetta che popolava quel mondo senza via di fuga non aveva alcuna colpa, essendo il prodotto di uno specifico microambiente: nessuno avrebbe mai potuto comprendere, né incentivare, la complessità della vita alla quale ambisce il giovane Marvin.
Al tempo stesso, la maturità di Marvin risiede in una crescita che si svincola persino dal mondo borghese, disseminato di altre trappole, meno appariscenti ma più insidiose, legale al mascheramento della propria natura in favore di un’apparenza appetibile e conformista.

Il contrasto tra la rabbia esplosiva di un universo proletario senza cultura, incapace di reprimere le proprie pulsioni, e la falsità della sfera borghese impregnata di dissimulazione, sono elementi di straordinaria potenza poetica, tradotti visivamente nell’accostamento di brutalità sincera e silenzio ingannatore, nell’alternanza di passato e presente, in cui, nonostante la possibilità di rivalsa, permane un’amarezza di fondo che è propria delle ferite sociali spesso incapaci di cicatrizzare.

Angelo Armandi