
Venezia74: Le Fidèle, amore, motori e gangster
September 13, 2017
Una storia d’amour noir dei nostri giorni che si intreccia con il mondo della malavita. Roskam, nonostante si sia liberamente ispirato alle gang di Bruxelles ha preferito focalizzare sul rapporto sentimentale dei protagonisti, evitando così un possibile biopic di gangster (come nell’opere precedenti “Bullhead” e “Chi è senza colpa”). La struttura del film è divisa in tre macro/sequenze, la prima porta il nome di lui: Gigi (interpretato da Matthias Schoenaerts, che vediamo anche in un’altra pellicola di Venezia 74: Our souls at night). Dopo il flashback iniziale di un’infanzia in fuga lo seguiamo al primo incontro con Benedict “Bibi” (Adèle Exarchopoulos de La vita di Adèle e Il tuo ultimo sguardo) alla pista di auto da corsa. Notevole il lavoro sul personaggio fatto dall’attrice, che ha saputo mettersi in gioco non solamente prendendo la patente tre giorni prima dell’inizio delle riprese ma soprattutto sulla trasformazione fisica a cui assistiamo durante film. Bibi è una tipa tosta: oltre a lavorare nell’azienda di famiglia è pilota, lui dopo averle detto di occuparsi di import/exploit nel settore automobilistico, le propone di iniziare a frequentarsi. Si rivedono dopo un paio di settimane e la passione scatta subito, in un alternarsi di scene di motori e sesso. Dopo una cena lui confesserà “in vino veritas” il suo segreto più grande: quello di essere un gangster e di svaligiare banche con la sua banda di amici.
Bibi, non gli da peso, convinta che il suo “uomo fedele” stia scherzando, ma quando lui inizia a sparire per giorni e ad inventare scuse per non vedersi, lei inizia a dubitare di conoscerlo veramente. Gigi per paura di perderla è costretto a dirà la verità, svelando così la propria identità segreta. In questa parte iniziale sono molte le scene d’azione (sulla falsariga dei vari Fast and Furious), fatte di colpi in banca, esplosioni ed assalti a portavalori in autostrada (con tanto di container gettato dal cavalcavia). Gigi, dopo l’ultimo blitz, entra in crisi: vorrebbe cambiare vita e sposarsi con Bibi ma le cose non vanno come speravano. Nella parte successiva: “Bibi” assistiamo all’evoluzione della loro relazione, messa a dura prova dalla separazione forzata (lui nel frattempo è finito in carcere) e dalle attese ai giorni in cui lei può andarlo a trovare. Tra un processo e pretendenti della ragazza disposti ad offrire una protezione “al suo uomo” dietro giri di denaro che coinvolgeranno anche la famiglia, Bibi finisce con il “perdere il controllo” della situazione che le è piombata addosso e durante una gara di corsa finisce fuori strada.

Roskam, ne Le Fidèle da voce al “suo fantasma”: ovvero il desiderio di amore assoluto, facendo vivere e sentire a ogni personaggio delle emozioni totali. Ecco che l’eros abbraccia thanatos, creando un antidoto al cinismo e alla paura dell’altro. Bibi crede nell’amore che prova per Gigi e alla forza delle parole: la fiducia arriva non appena lui le dirà la verità.
Il tema della fiducia, di riuscire ad impegnarsi anima e corpo, non solo con promesse verbali è un messaggio che traspare dalla pellicola. Inoltre il regista belga coniuga le influenze ricevute sia dal noir della cultura anglosassone che dal polar francese: la sequenza finale è un chiaro omaggio al cortometraggio del ‘76 C’etait un rendez-vous (L’appuntamento) di Claude Lelouch.
L’adrenalina della prima parte tende a smorzarsi man a mano che la trama procede, per arrivare a precipitare: il destino che mette a dura prova la coppia, vira irrimediabilmente dal desiderio alla sconfitta non tanto del loro amore (che rimarrà saldo nonostante le varie complicazioni) quanto dell’esistenza dei due (e della pellicola stessa).
Se nella prima metà de Le Fidèle ci domandavamo la necessità di tutti quei dialoghi melensi è nell’ultima parte “niente fiori” che la svolta patetica tra malattia e carcere, separazione e solitudine non convince del tutto.
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