Venezia74: Disappearance, le notti bianche iraniane

Venezia74: Disappearance, le notti bianche iraniane

September 16, 2017 0 By Mariangela Martelli

Disappearance è il primo lungometraggio del regista iraniano Ali Asgari, presentato nella sezione Orizzonti alla 74esima mostra internazionale del cinema di Venezia. L’autore, riprendendo un suo precedente cortometraggio (More than Two Hours) sviluppa la sceneggiatura (con l’aiuto dell’amica e collega Farnoosh Samadi) di una storia ambientata nell’arco di poche ore (dalla mezzanotte a poco prima dell’alba) a Teheran che vede protagonista una giovane coppia e la loro difficoltà di trovare aiuto. La ragazza (Sadaf Asgari) ha bisogno di ricevere cure mediche ma nessuno le presta ascolto, l’intervento di cui necessità non si può fare se mancano i documenti.

Ali Asgari Disappearance Venezia74La macchina da presa in Disappearance non è mai invasiva, rimane distaccata evitando di oltrepassare la barriera sociale (della condizione femminile in Iran e altri paesi del Medio-Oriente) che ritroviamo a livello visivo nell’immagine della tenda, di una porta socchiusa o di un ascensore. La distanza tra la ragazza ed il mondo è sintetizzata nella visita ginecologica, che rimane oltre la tendina dello studio, mai in primo piano nella scena. Molte riprese seguono i personaggi di spalle come quando la protagonista, nell’incipit, entra al pronto soccorso o quando il compagno si allontana verso la macchina o sul ponte. I due ragazzi si ritrovano prima complici di una menzogna per riuscire ad aggirare i divieti legali, per poi procedere insieme attraverso le tappe della loro via crucis notturna.

Camminano avanti, uno di fianco all’altro nei corridoi degli ospedali ma una volta saliti in macchina hanno lo sguardo rivolto in direzione opposta a quello dell’altro. Una corsa contro il tempo, in una storia lunga tutta una notte. Si susseguono gli incontri con diversi medici, bugie, messinscene e fughe mentre la tensione aumenta negli occhi della ragazza ad ogni rifiuto ricevuto nelle strutture sanitarie presso le quali si recherà. Tentativi destinati a fallire, nessuno sembra disposto a dargli una mano senza i documenti richiesti. Contatti di conoscenti, ospedali privati, amici di amici che offrono un rimedio temporaneo. L’intreccio ritmato ed in salita potrebbe sciogliersi con una telefonata ai genitori per ottenere il loro permesso per l’operazione ma lei si mostra fin da subito restia ad avvisarli. Per paura e pudore.

Gli ospedali, che dovrebbero essere strutture adibite all’accoglienza di chi ha bisogno, nella pellicola di Asgari non solamente non offrono un aiuto concreto ma non sono neanche in grado di ascoltare l’altro. Il peregrinare faticoso dei protagonisti, denso di mille difficoltà legali è tratto da una storia vera. Per il regista è importante raccontare le condizioni dei giovani in Iran ed il punto di vista che hanno riguardo alla realtà in cui vivono. La battaglia tra padri/figli sembra destinata a non finire e a contrapporre gli aspetti tradizionali (sociali, religiosi, politici) all’inevitabile modernità di un paese che fatica ancora a svincolarsi da tabù, mentre le restrizioni famigliari soffocano il desiderio di rivendicare la propria dignità da parte dei giovani. Il problema legale affrontato nel film risiede nel modo con cui i paesi medio-orientali guardano e giudicano i rapporti sessuali delle donne non sposate, non fa differenza essere maggiorenni per ricevere una condanna a tale comportamento.

Ali Asgari, durante l’incontro Q&A a seguito della proiezione, ci ha raccontato (in italiano visto che ha studiato in Italia a vive attualmente nella capitale) della maggiore tolleranza a cui il suo paese si sta aprendo dall’ultimo decennio. Le donne passano ancora dalla patria potestà a quella del marito, senza poter decidere liberamente in merito a questioni legali ma adesso è possibile per loro parlare in famiglia delle scelte che vogliono intraprendere. Cambiamenti che avvengono poco a poco, a partire dall’individuo per raggiungere (in un giorno non troppo lontano) i vertici delle autorità, in quanto sono gli unici a detenere il potere di cambiare le cose per la società.

La protagonista, afflitta tra la dignità e vergogna decide la propria sconfitta, rendendola di fatto possibile da ciò che suggerisce il titolo. Interessante la struttura non classica del film che vede accadere tutto in questa notte bianca iraniana. La lezione del maestro Kiarostami (con cui Asgari condivide le stesse origini) che consiste nella richiesta di collaborazione da parte dello spettatore “di finire lui il film”, sta nel non sapere che fine faccia la ragazza, dove sia andata. Disappearance non è una pellicola facile per i temi affrontati e per questo speriamo riesca a far riflettere e invitare il pubblico a formulare una critica costruttiva.

Ali Asgari Disappearance Venezia74

Mariangela Martelli