
Birth of the Dragon, il biopic definitivo su Bruce Lee?
January 12, 2018Birth of the Dragon è l’ennesima trasposizione semi-biografica che racconta le vicende dello scontro tra Bruce Lee (Philip Ng) e il maestro di arti marziali Wong Jack Man (Yu Xia) attraverso gli occhi di un discepolo di Lee, Steve McKee (Billy Magnussen), il film è diretto da George Nolfi (I Guardiani del Destino) ed è scritto a due mani dal candidato all’Oscar Steven J. Rivele (Nixon, Alì) e Christopher Wilkinson (Miles Ahead), basato sull’articolo di Michael Dorgan “Bruce Lee Toughets Fight”.
Dopo Dragon – La Storia di Bruce Lee di Rob Cohen, diversi registi si sono cimentati nel raccontare la storia del re del kung fu, tutti senza il successo sperato. George Nolfi decide di raccontare il duello tra i due maestri attraverso gli occhi di Steve McKee, un discepolo di Lee che inciterà il suo maestro ad affrontare il monaco shaolin Wong Jack Man; McKee nel frattempo cercherà di salvare una donna del quale si innamorerà che è tenuta prigioniera dalle gang asiatiche che detengono il controllo della malavita nelle zone di San Francisco e che non vogliono per nessun motivo che Lee insegni la cultura e la filosofia del kung fu agli occidentali. Successivamente all’incontro che finirà in parità (?) tra Lee e Wong Jack Man, i due maestri decidono di allearsi per un bene comune, aiutare il giovane McKee e riportare l’ordine per le strade di Chinatown.
La storia messa in piedi da Steven J. Rivele e C. Wilkinson ha alla base due problemi: il primo è il co-protagonista che per qualche strano motivo diventa improvvisamente protagonista di una storia che non ci interessa minimamente e che viene sviluppata maggiormente rispetto a quella che dovrebbe essere il fulcro centrale del film, ossia il duello tra Lee e Wong Jack, facendo diventare a tutti gli effetti il protagonista del film un personaggio secondario e non attribuendo il giusto minutaggio su schermo.
Per tutto il film assistiamo all’eterna indecisione di McKee su chi dei due maestri sia il più potente, saltando tra gli insegnamenti filosofici di Wong Jack Man e quelli pratici e fisici di Lee. Il film non riesce mai a raggiungere il giusto climax prima del fatidico scontro che è senz’altro ben coreografato e diretto da Nolfi, forse con qualche eccessivo abuso dell’effetto bullet-time e che alla fine ci lascerà con un leggero amaro in bocca. Lee grazie al maestro Wong Jack imparerà che la sua tecnica è limitata e che l’unico ostacolo dal permettergli di arrivare alle vette massime è sé stesso, da lì in poi perfezionerà la sua tecnica dando vita al Jeet Kune Do.
L’altro problema del film risiede nella sua incoerenza con il genere biopic, il film nel suo terzo atto si lascia andare al puro divertimento e intrattenimento cinematografico da cinefumetto, dove assistiamo a delle “fantastiche mazzate” tra due uomini che in realtà non si potevano neanche vedere, ma che sicuramente al di là della rivalità e di come sia realmente andato l’incontro, nutrivano un profondo rispetto l’uno per l’altro. Anche se non brillerà per una fantastica sceneggiatura, il film ha comunque i suoi momenti riusciti come alcuni dialoghi tra Wong Jack e McKee ed è fotografato magnificamente da Amir Mokri.
Birth of the Dragon è un B-movie travestito da film d’autore che probabilmente meritava un trattamento e un approfondimento migliore alle figure dei due grandi maestri, come quanto fatto da Wong Kar-Wai con il maestro Ip Man nel suo grandioso The Grandmaster.
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