(Ready) Player One, dal libro di Cline al film di Spielberg

(Ready) Player One, dal libro di Cline al film di Spielberg

March 24, 2018 0 By Gabriele Barducci

ready player one romanzoC’è stato un momento particolare in cui, nonostante la lettura di buone centinaia di pagine, si è ampiamente percepito l’intrinseco valore di Player One o ripubblicato oggi come Ready Player One, romanzo di Ernest Cline.
Sentito citare in qualche forum online o social, ci siamo avvicinati al romanzo grazie ad una copia che la casa editrici DeA Planeta Libri ci ha gentilmente concesso per uso interno. Lo abbiamo letto con calma e nonostante una partenza non delle migliori, complice una struttura descrittiva non proprio limpida a causa di eccessive descrizioni di alcune situazioni, mentre su altre si sorvola totalmente, proprio quando il gioco e la ricerca delle tre chiavi entra nel vivo del racconto, come un fulmine a ciel sereno, si è palesata un’incredibile grinta nel racconto.
Il film lo abbiamo già visto in proiezione stampa ma ve ne parleremo prossima settimana, ma non possiamo nascondere che lo abbiamo amato tantissimo, ma tolti questi dettagli che andremo ad approfondire nei prossimi giorni, concentriamoci su Wade Watts, nel momento in cui indossa il visore e i guanti aptici e si dirige nel luogo della prima chiave, sul pianeta Ludus. Apre l’inventario ed equipaggia il suo avatar con l’unica armatura e spada che è riuscito ad ottenere in anni di gioco su OASIS. Un misero personaggio di livello 3 che si addentrava in una grotta per sconfiggere un potente Lich e trovare la prima delle tre chiavi che poi avrebbero portato alla scoperta dell’Easter Egg. La paura per essere di un livello troppo basso per sconfiggere un nemico così forte si annulla quando lo stesso nemico, invece di uno scontro fisico, lo sfida a una partita ai videogames.

In quel momento una domanda è nata spontaneamente: ma chi è Wade Watts? Questo improbabile protagonista, dentro e fuori il romanzo, come si può avvicinare con il lettore? O anche, come si riflette sul suo autore, Ernest Cline.

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Wade Watts è un ragazzo di diciotto anni, sovrappeso a cui la realtà fa schifo. Come da prassi nelle fotografie decadenti del futuro, il mondo del 2045 non è dei migliori: lavoro non c’è, disoccupazione a livelli altissimi e sovrappopolazione che porta persone come il nostro protagonista a vivere in delle cataste formate da piccoli locali, il minimo indispensabile per vivere. Fuori dalla finestra non c’è nulla, a meno che non si siano un cittadino oneroso e benestante.
OASIS, la creazione del defunto James Halliday è una totale fuga dalla realtà. Ora Halliday è morto ed è iniziata, proprio come annunciato da un suo messaggio postumo, l’invito a partecipare a questa caccia, trovare le tre chiave e relativo easter egg che donerà al vincitore miliardi di dollari e il controllo totale di OASIS. Il problema è che OASIS è davvero un parco giochi enorme, quasi senza limiti, governato da tante leggi che decifrare i tre indovinelli è un compito arduo. Tanto che cinque anni dopo la morte di Halliday, molti hanno pensato al bluff, l’ennesimo scherzo di un genio introverso. Poi, di colpo, dopo appunto cinque anni, il tabellone dei punteggi per la corsa alla chiave si aggiorna. Tale Parzival ha trovato la prima chiave.

Ciò che ha voluto narrare Ernest Cline, tramite l’ossessione di Wade per James Halliday e tutto quello che concerne film, fumetti, videogiochi e cultura nerd/geek degli anni ’80, è essenzialmente un limbo di ricordi, una sorta di necessità fisiologica di trascendere ed evolvere la figura del nerd contemporaneo, per tirarlo fuori da quella campana di vetro in cui vive solo di ricordi, facendogli negare il vero interesse per l’attuale, anche se questo è grigio, desolato, privo di possibilità. Il futuro si costruisce grazie al passato e senza passato non potrà esserci futuro. Cline costruisce il suo Wade Watts come un nostalgico indiretto, appassionato di tutta questa enciclopedia nerd per il fine della ricerca dell’egg, ma non solo.
Lo stesso Spielberg viene ampiamente citato nel romanzo di Cline e sembra proprio aver rapito quel concetto di ‘parco di divertimenti’ che ci si palesò davanti alla visione di Jurassic Park.

OASIS è in tutto e per tutto un parco divertimenti preso di mira dalla classica multinazionale informatica che vede questa grande opera solo come uno strumento da sfruttare per far soldi. Come da prassi, sarà il cuore e i sentimenti a parlare per tutti i protagonisti del romanzo.
Facilmente intuibile quindi come Spielberg abbia abbracciato apertamente il progetto, tanto da lavorarci per quasi ben tre anni, tra adattamento e realizzazione finale, ma del film, ne parleremo prossima settimana.

Il pensiero va sempre a Parzival, non tanto a Wade Watts, ma alla storia che lo stesso Wade riesce a scrivere sull’album virtuale dei ricordi del suo avatar, un piccolissimo avatar di livello 3 che si appresta ad uno scontro che sarà solo il primo passo di una grandissima avventura.

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Gabriele Barducci
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