
Loro, maschere decadenti di un teatrino dispotico
May 14, 2018A Loro c’è da contrapporre almeno gli Altri, che non sono quelli di Lost, ma quella classe sociale fittizia di persone che sono state un parto generazionale dei sogni di Loro.
Ma chi sono Loro? Quelli in alto, gli innominabili, tanto che per tutta la prima parte di questo lungo film diviso in due atti, non si fa mai il nome di nessuno, al pari di un temuto Voldemort, coloro, o magari Colui, che non deve essere nominato, pena la distruzione psicofisica dalla situazione politica italiana o dalla vetrina della notorietà.
Lungi dal voler creare una figura da coccolare, il Berlusconi sorrentiniano ripercorre la classica strada narrativa cara (?) al regista napoletano: la morte.
La maschera decadente di Berlusconi ha le fattezza del visibile trucco di Toni Servillo, un uomo che cerca in tutti i modi di capire e salvarsi con l’amore. Così è riuscito a farsi amare da Veronica (Elena Sofia Ricci) in giovane età, allo stesso modo Mediaset ha fatto innamorare gli italiani e il Milan ogni tifoso rossonero. Ma ogni tipo di amore proposto deve essere coltivato, pena il decadentismo oggetto di questo film.
Berlusconi è sulla barca, osserva da lontano giovani ragazze nude o in bikini a ballare, vorrebbe entrare anche lui in quel circolo, ma ora non può. Spezzettando al massimo la trama come di consueto, Sorrentino rielabora gli ultimi eventi della vita pubblica – e anche privata – di Berlusconi regalando ad ognuno un piccolo assolo, lasciando quello spiraglio di luce per veicolare un’interpretazione ben chiara degli eventi.
Berlusconi forse non ha nessuna capacità, come si sottolinea più volte nel corso dei 200 minuti del progetto, ma riesce a far innamorare gli altri non di se stesso, ma dei suoi progetti, nati, cresciuti e idealizzati sotto la sua direzione, e ora in mano ai figli.
Il Berlusconi sorrentiniano è come un novello Napoleone, isolato nella sua villa in Sardegna a scrutare il mare, dare lezioni su come assimilare realtà e menzogna a proprio favore al nipotino ingenuo. Tutto questo mentre attorno a lui ci sono complotti, ragazze, droga, Noemi Letizia, ex fiamme ormai sul filo della psicosi, voltagabbana, una moglie che si sta allontanando e un rapporto con gli italiani che non riesce più a ricucire. Su questo Berlusconi ci si arrovella, non ci dorme la notte. Ciò che ha dato all’Italia (forse) è stato tanto, tutto, ma mai abbastanza per tenere saldo il matrimonio.
Silvio ha fatto innamorare pur senza una vera qualità, se non quella dell’amabile seduttore o comunicatore. C’è più ironia in questa figura se messa a confronto con il Giulio Andreotti de Il Divo, questo perché Berlusconi è il Master of Puppets di quasi due decadi di storia Italiana, un personaggio scomodo, misterioso, forse pericoloso, capace di aver plasmato a sua immagine e somiglianza gran parte del popolo italiano.
Qui avviene una realizzazione tacitamente palese: Loro è un film più sul popolo italiano che sulla casta politica perché personaggi come quello di Riccardo Scamarcio veicolano questo messaggio senza filtri e con relativo disgusto. Gli italiani hanno marciato al suono del piffero di un uomo che forse non è mai sceso da quella crociera su cui lavorava da giovane con un’unica missione: divertire, cantare, attirare l’attenzione su di se e come ultimo atto, tirare giù il sipario e lasciare le scene.
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