Il Cinema Ritrovato 2020: Babylon in Hollywood, rierigere il mito

Il Cinema Ritrovato 2020: Babylon in Hollywood, rierigere il mito

August 29, 2020 0 By Simone Tarditi

Si tratta di un work in progress ed è lo stesso Jean-Pierre Berthomé a chiarificarlo subito, a mettere le mani avanti nell’introduzione che precede il documentario da lui co-diretto assieme a Emmanuel Charon. Babylon in Hollywood trova la sua perfetta cornice festivaliera nell’edizione numero trentaquattro del Cinema Ritrovato di Bologna, celebrato quest’anno alla fine di agosto, in una coda estiva inusuale e dettata dal Covid-19. Tra proiezioni in sala e streaming a distanza c’è comunque da rallegrarsi che l’evento in sé ci sia potuto essere nonostante tutto ciò che è capito da febbraio a oggi.

Nei primi minuti di Babylon in Hollywood, in un mix di lingua francese e termini inglesi, lo storico Berthomé spiega quanto quel che si sta per vedere sia giusto un assaggio in attesa di una portata più grande. Che sia una parziale preview o il lavoro fatto e finito, lo scopo sarà lo stesso, ossia studiare a fondo e ricreare digitalmente tutte le scenografie volute da D. W. Griffith nei primi mesi del 1916 per il suo Intolerance. L’occhio di riguardo è per i set babilonesi, quelli più colossali proprio da un punto di vista di spazio occupato, di grandezza, di materiali usati per la loro costruzione. Berthomé e il suo team son partiti da un interrogativo: a distanza di un secolo, cosa si può scoprire ancora?

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La Babilonia griffithiana viene eretta in un lotto libero lungo Sunset Boulevard, in un rettangolo di terra grande cinquantamila metri quadrati. Qualche misura del set: 120 metri di profondità, mura alte fino a 36 metri, un arco di una quarantina di metri. Sono numeri che magari oggi non fanno impressione, ma si deve a tenere a mente l’epoca e soprattutto il fatto che prima d’allora nulla di simile era mai stato fatto. Come mai prima era stata concepito un sistema ingegnoso come quello per ottenere la famosa “carrellata” in avanti: nessun pallone aerostatico, come invece narrato dallo stesso Griffith per motivi pubblicitari, ma un complesso sistema fatto di cavi tesi, una torretta in legno di 30 metri e svariate tonnellate di peso, dei binari su cui potesse scorrere la cinepresa (manovrata da macchinisti) e un ascensore per abbassarla e alzarla. Innovazione, invenzione, immaginazione. E, oggi, mistero. Qual è l’uomo che ha ideato un così monumentale sistema scenografico? Ci sono tutte le premesse affinché Babylon in Hollywood possa diventare punto di riferimento per gli studiosi di cinema, ma attualmente non si può dire di più. Manca quasi tutto, in termini di concept e di minutaggio. Insomma, c’è ancora moltissimo da fare. Rimaniamo in attesa del prodotto completo …

Simone Tarditi