Venezia77: Careless Crime, il cinema come strumento di morte

Venezia77: Careless Crime, il cinema come strumento di morte

September 8, 2020 0 By Simone Tarditi

Nell’incipit di Careless Crime, fa strano vedere i proprietari di un cinema ragionare sul fatto che si possano inchiodare al pavimento più poltrone così da fare stare ancora più spettatori, tutti vicini tra di loro. Una massa compatta di gente pagante. Altra epoca, sì, perché ora, in tempi di Covid, si fa il ragionamento esattamente opposto: come distanziare il pubblico, senza risparmiare posti. Altrove e in un altro giorno, tutti quelli in sala moriranno. Tutti tranne otto. Perderanno la vita per una serie di cause concatenate: incendio alimentato da sostanza infiammabile cosparsa, panico, uscite di sicurezza sigillate, porte con apertura verso l’interno piuttosto che verso l’esterno. Una storia ispirata al rogo del cinema Rex ad Abadan (Iran), anno 1978. Attentato di matrice terroristica: 420 defunti, arsi o affumicati. Roba da fare impallidire persino il tragico evento consumatosi per negligenza allo Statuto di Torino qualche anno più tardi.

Il film diretto da Shahram Mokri anticipa e disvela eventi che devono ancora succedere o che sono già successi, non conserva nulla per la conclusione. Lo fa con intelligenza, con ingegno. Una danza di passi falsi, avanti e indietro. Lo scopo ultimo è quello di formulare un racconto avvincente e che possa fornire informazioni sullo stato emotivo dei personaggi così da motivarne le azioni, senza però ricorrere alla ricostruzione degli eventi in maniera cronologica. Gli anni raccontati si confondono, così come passato e presente confluiscono nel medesimo grande luogo temporale.

E in generale, qui, più che di meta-cinema varrebbe la pena di considerare il cinema stesso alla stregua di una sua riduzione, cioè un mero strumento argomentativo, un pretesto (seppur sempre trattato con rispetto) per affrontare un viaggio nell’identità e nella psiche di una nazione in cui ribollono tensioni. Senza mai puntare solo sulla componente drammatica. Per esempio, c’è un momento in cui la protagonista femminile spara a zero sui cosiddetti film d’arte, quelli concepiti per gli intellettuali: Davvero abbiamo intenzione di spendere due ore a vedere questa roba? Detesto tutte le pellicole sui cui poster c’è disegnato l’alloro, il logo che utilizzano per i festival”. In certi casi, darle torto diventa difficile. O, ancora, in una scena ambientata nel 1978 si vedono uomini non sapere neanche quale sia il film in programma. Una volta si andava al cinema e basta, l’importante era andarci. Funzionava così. La barbarie fortunatamente superata era quella del poter fumare liberamente, senza divieti.

Altrettanto degni di nota l’inserimento intertestuale di The Crime of Carelessness, una produzione Edison del 1912, e Lo squalo di Spielberg mostrato attraverso una locandina priva del titolo e di cui rimangono solo i nomi degli attori protagonisti e le fauci della bestia. Scelte non casuali: Careless Crime tratta gli stessi temi, orrore e paura. Pericolo.

Careless Crime è in concorso nella sezione Orizzonti di Venezia77. Gli auguriamo ogni bene in termini distributivi, quindi ben oltre la competizione al Lido.

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Simone Tarditi