
TSFF32: An Ordinary Country di Tomasz Wolski, il peso del sospetto
January 29, 2021 0 By Simone Tarditi“Il Servizio di Sicurezza fu istituito nel 1956, al posto del Ministero della Pubblica Sicurezza. Il marchio di fabbrica dell’MPS era il terrore, mentre i Servizi si occupavano della sorveglianza. Per oltre trent’anni, uffici dedicati controllarono, ricercarono e spiarono i cittadini a casa e nei luoghi pubblici. Le loro attività ci hanno lasciato chilometri di filmati e di registrazioni audio. Questo film è stato realizzato sulla base del materiale rinvenuto”. Ecco le didascalie introduttive di An Ordinary Country di Tomasz Wolski, documentario polacco sul controllo operato dal Comunismo tra gli anni ’60 e ‘80.
Quest’opera restituisce allo spettatore un senso di paranoia impalpabile come la nebbia eppure capace di avvolgere ogni aspetto del vivere quotidiano. Il popolo della Polonia, lontano dall’essere libero, è stritolato da un giogo invisibile. Ognuno è un probabile rivoltoso, ognuno è un possibile terrorista che cospira ai danni dello Stato. Uomini e donne, ugualmente. Agli appostamenti seguono pedinamenti, ai pedinamenti seguono interrogatori che fanno leva sulla condizione di terrore psicologico indotto nel malcapitato di turno. Le domande ledono la dignità, la privacy: come si è fatto a comprare un alimento costoso con uno stipendio da fame? Con chi si è comunicato nelle tot ore precedenti? Dove si è stati alla tale ora? Spesso sono buchi nell’acqua che non portano ovviamente da nessuna parte. Spreco di soldi, di tempo, di umanità.
La morsa del comunismo polacco è così stretta che a tratti sembra di trovarsi in After Image, l’ultimo progetto realizzato dal maestro Andrzej Wajda. Il film è ambientato tra gli anni ’40 e ’50, quindi molto prima dei filmati d’archivio confluiti in An Ordinary Country, e in fondo racconta tutta un’altra storia (di evasione artistica), ma la cupezza con cui gli individui mostrati sembrano dover convivere è la medesima. Il bianco e nero della pellicola marca ancora di più l’aria greve che qui vi si respira.
Vengono spiate ditte di traslochi mentre consegnano mobili, donne che buttano l’immondizia, uomini che imboscano illegali riviste Playboy d’importazione. Vengono ascoltati amanti in hotel fare sesso, madri di famiglia che si preoccupano della colazione per i figli oppure anziani che cercano rimedi poco costosi per le emorroidi. Stanze ribaltate alla ricerca di prove inesistenti e poi risistemate uguali a prima per non dare l’impressione sia passato qualcuno. Persino le chiese diventano luoghi dove si può annidare la sovversione. Se c’è una cosa che An Ordinary Country insegna è proprio che nessun luogo è più sicuro se la libertà si riduce a un costante dover fare attenzione, al pregare di non essere scoperti anche quando non si fa nulla di male, al dare spiegazioni su quel che si fa anche se non dovrebbe essere necessario.
Into this world we're thrown".
-Jim Morrison
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