Venezia78: Il Silenzio Grande del piccolo Gassmann

Venezia78: Il Silenzio Grande del piccolo Gassmann

September 12, 2021 0 By Gabriele Barducci

La deriva artistica di Alessandro Gassmann negli ultimi anni è incredibilmente curiosa: agli esordi e conferme dove cercava di mettere il naso in progetti di varia natura, negli ultimi dieci anni l’attore e regista sta sperimentano alcune soluzioni narrative e di costruzione delle immagini più che valide, di quelle che potremmo definire “di altri tempi”.

Il Silenzio Grande sembra uscire proprio da questa definizione, con un incipit narrativo che dimostra subito tutto il suo cuore raffinato. Siamo a Napoli in una lussuosa villa. Una coppia con figli adulti, alcuni fuori di casa, altri no. Lei, Margherita Buy, mette in vendita la villa. Lui, Massimiliano Gallo, scrittore di successo ma fin troppo spocchioso e intellettuale, non crede a questa cosa, rassicura la domestica che alla fine tutto si risolverà con un nulla di fatto, ma parlando con la moglie e chiamando a rapporto i figli, scoprirà che sono tutti propensi a liberarsi di quella vecchia dimora.

Perché Valerio, marito e padre, si è quasi mummificato in quella villa, accerchiandosi di lodi e di ciò che lo rende più a suo agio: i libri. Il cinema, la televisione, tutta fuffa, niente è notoriamente potente come di un libro impegnato, vivere assorto in quel suo studio, tra decine di librerie stracolme di opere, che forse avrà letto o forse no, ma le pubblicazioni gli danno ragione.

La mano di Gassmann, qui regista, è un matrimonio di stile e cura inaspettato. Sa dove posizionare la macchina e il lavoro a stretto contatto con la fotografia regala quadri immaginifici, scorci di quella famiglia che possono sembrare felici, invece non sono altro che terremoti in pieno atto. Della presenza costante in quella casa di Valerio si contrappone la sua stessa assenza, perché con il corpo può essere a letto, a pranzo o a cena, ma la testa è tutta sui martelletti delle macchina da scrivere.

Piace vedere finalmente Margherita Buy in ruoli non isterici, personaggio ormai radicato nel viso stanco dell’attrice e i momenti migliori sono proprio da ritrovarsi nel continuo incontro/scontro tra i due attori, tra moglie e marito e la decisione di questa villa, della sua vendita, come del loro matrimonio. Allora aveva ragione Gassmann, questo è un cinema di altri tempi, esattamente come Valerio, di una bellezza e tecnica impressionante, ma non fatto per tutti.

Gabriele Barducci
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