Air è un concentrato di splendida incoerenza

Air è un concentrato di splendida incoerenza

April 5, 2023 0 By Gabriele Barducci

Air è senza ombra di dubbio un progetto abbastanza bislacco. Ben diretto e ben confezionato da Ben Affleck, ma essenzialmente di cosa vuole parlare, non ne ha idea nessuno. C’è un po’ della storia aziendale della Nike, c’è un po’ di Michael Jordan e c’è un po’ della storia (nascita e lancio) delle Air Jordan.

Alla fine di tutto questo ne esce un buon film, ben diretto e dal ritmo solido, ma cosa rimane allo spettatore? Air dopo tutto è un film di racconti, molteplici, pur non cercando mai l’agiografia forzata per raccontare quello o l’altro evento, piuttosto si concentra sulle persone che hanno reso succitati eventi reali, concreti, tra le mani di tanti ragazzi in tutto il globo

C’è un momento ben preciso dove veniamo acclimatati da una geolocalizzazione precisa: la Nike è forse la potenza minore del mercato delle scarpe da ginnastica in relazione ai contratti siglati con gli atleti. Converse detiene più del 60%, il resto è di Adidas e una piccolissima fetta, briciole, sono di Nike e tutti gli atleti affermati o scelti al draft vanno lì, perché Nike non ha nulla di così bello o particolare.

È la solita storia di Davide contro Golia, del piccolo che si getta nella mischia e prova a sovvertire le regole , le stesse che oggi hanno portato la Nike ad essere regina indiscussa di questo mercato, tanto da aver annientato e acquisito Converse alla fine degli anni 90.

https://www.youtube.com/watch?v=7zey2gSlcQ4

Air è un Moneyball che sottolinea una lezione importante che ci ha lasciato The Wolf of Wall Street: la storia la fanno non solo i folli o gli affamati, ma anche gli euforici, le persone strane, fuori dagli schemi che riescono a vivere lontani dalle regole classiche. Vincere vuol dire rompere queste regole, vivere al di fuori di esse, costruire un campionato esclusivo dove giocare da soli e vincere.

Al netto di tutto, dell’ottima narrazione, del cast e della buona regia, Matt Damon convincerà Jordan a scegliere Nike, ma ripensandoci, il suo discorso non è mai così forte, giacché alle ambizioni personali, alla gloria e alla speranza, si fa un pesante discorso sui soldi, sul valore di essi e di come quello o l’altro atleta debbano guadagnare in modo diverso, perché è così, questo sport vuole questo massacro di differenza e forse alla fine non tutto si regge benissimo, ma è proprio quel tipo di prodotto che loda gli uomini (magari americani) che si fanno con le loro mani, quel tipico cinema che amano gli americani, non diverso dalla pericolosità morale di un The Founder.

Ma ad oggi, la storia ci racconta che è stato giusto così. Poche intuizioni di persone folli, che hanno portato miliardi di dollari ad aziende sempre più ricche. Chi siamo noi per dire o criticare queste cose?

Gabriele Barducci
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