
Appunti boreali su The Staggering Girl
April 14, 2023 0 By Simone TarditiTra il corto e il mediometraggio, ma con uno sguardo e una produzione da lungo, The Staggering Girl, con la sua quarantina di minuti di durata, s’incastona nella filmografia di Luca Guadagnino come una gemma meno appariscente delle altre eppure capace di dare luce e colore a quelle più imponenti attorno. Vuoi anche per un cast che qualsiasi altro regista può solo appuntarsi in una bucket list. Julianne Moore nei panni di una scrittrice in crisi è una scelta vincente perché incarna alla perfezione l’idea di una donna di mezza età irrisoluta tanto nella sua professione quanto nella sua esistenza. La vediamo aggirarsi all’interno di un appartamento newyorkese e lottare con la scrittura. Di fatto, scrivere la vediamo poco e sono gli struggimenti, gli inutili sforzi d’ispirazione, gli sguardi nel vuoto nel tentativo di trovare un filo da percorrere a fornirci un’idea precisa di quello che sta attraversando: dietro la sindrome da foglio bianco ci dev’essere qualcosa di più. La risposta arriverà di lì a poco, ossia quando la protagonista intraprenderà un viaggio (reale o mentale?) verso la casa natìa e riporterà alla luce un conflittuale rapporto materno mai affrontato del tutto né tantomeno superato. Un viaggio dell’anima dove s’incrociano le versioni adulte e giovanili di lei e della madre (tra queste compare anche una Mia Goth di una posatezza assoluta rispetto alle più recenti produzioni in cui la si è potuta ammirare).
Urge tornare all’idea del viaggio perché, a mente fredda, si rivela quale unico polo della narrazione di The Staggering Girl. Nella Roma da aurore boreali e vegetazioni esotiche Julianne Moore si muove lontana dal caos del turismo chiassoso e assolato. È nelle ombre degli alberi e a ridosso di vecchi casolari spogli di tutti che la scrittrice alla ricerca di se stessa si aggira sia interrogando le conoscenze di un tempo (Kyle MacLachlan) sia studiando gli spiriti ivi annidatesi, quelle visioni di sé e del genitore che si configurano come nitidissime proiezioni tutt’altro che sfocate nella memoria. Non c’è però al termine nessun conforto per lei né alcuna epifania, se non addirittura il contrario, ossia la realizzazione di essere cresciuta priva di una direzione a causa di una madre (artista) opprimente. In due occasioni si varca la soglia della cameretta di Julianne Moore bambina ed è il luogo che più di altri dà un’indicazione su chi sia stata e chi sia diventata: sulle pareti è appesa una collezione di burattini di Pinocchio, come se l’idea di una marionetta sempre identica pur con molti aspetti differenti (e diverse dimensioni) restituisse la vera immagine della protagonista di The Staggering Girl. E pur stretta e impigliata tra i fili, può finalmente esecrare la sua storia e farne un’autobiografia.
Into this world we're thrown".
-Jim Morrison
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