
Il proiettile Babylon e la traiettoria Red Dust
April 19, 2023 0 By Simone TarditiDi Red Dust, una delle punte di diamante della filmografia di Victor Fleming nonché di tutta l’epoca Pre-Code, recentemente si è incontrato il poster in una scena di Babylon quando si vede il divo Jack Conrad (Brad Pitt) prendere consapevolezza di essere stato soppiantato da una nuova generazione più giovane (e con la voce giusta). L’attore entra con la forza nell’ufficio del produttore che non risponde più alle sue chiamate e lì fa l’amara scoperta di essere stato escluso dai giochi, infatti nella stanza sono esposte su cavalletto le locandine delle uscite principali della stagione 1931-1932 e lui non ne fa parte: Grand Hotel, Mata Hari, Tarzan l’uomo scimmia, The Beast of the City … è però di fronte a quella di Red Dust che Conrad si sofferma di più, mostrandosi visibilmente irato. Perché proprio Red Dust? La spiegazione è semplice. La pellicola in origine era stata promessa al divo su cui Damien Chazelle ha modellato il suo Conrad: John Gilbert, la star maschile più nota tra quelle che non hanno retto al passaggio tra il muto e il sonoro e a cui Hollywood, l’industria che le ha create, ha dato il benservito quando non hanno più generato soldi al botteghino. In sostituzione di Conrad aka Gilbert è stato scelto Clark Gable, ancora senza gli iconici baffetti.
Questa connessione che Babylon stabilisce con Red Dust è lampante, ma Damien Chazelle rende ancora più intricata la faccenda e ci si può spingere oltre cercandone altre. Nell’aggrovigliata matassa di citazioni in piena luce o sotterranee di cui Babylon è straripante, il rimando a Red Dust offre possibilità interpretative in un orizzonte di cinefilia ben delimitato dalle coordinate temporali di inizio Anni Trenta. Il fallimento professionale di Conrad procede di pari passo con quello umano del suo produttore nonché storico amico George Munn (Lukas Haas). Quest’ultimo, in preda all’ennesima delusione d’amore, nel corso del film si toglierà la vita con un proiettile e la stessa fine la farà pure Conrad. Babylon fornisce gli elementi necessari per pensare a Red Dust come al punto di rottura nell’universo metacinematografico abitato da Munn e Conrad, superati in gran velocità dal duo Fleming e Gable, quest’ultimi, com’è dato sapere, compagnoni sia sul set (cinque film insieme tra cui Via col vento, l’opera che più di tutte riscrive i paradigmi di un trionfo) sia al di fuori di esso.
Una ricognizione attorno alla vita privata di Jean Harlow, protagonista di Red Dust, permette di scorgere gli abbozzati segni di una serie di episodi orrorifici e misteriosi nella Hollywood ritratta da Chazelle. Sebbene della ciclonica Jean Harlow non vi sia traccia in Babylon (il personaggio di Nellie LaRoy, per la cronaca, sarebbe stato ispirato con molte licenze a Clara Bow), gli eventi che la coinvolgono nel ‘32 aprono inevitabili spiragli su Babylon. Durante la lavorazione di Red Dust il marito Paul Bern, produttore e co-artefice del di lei successo, dopo solo due mesi di matrimonio viene trovato morto con le stesse modalità di Conrad e Munn: un colpo alla testa. Dapprima si parla di suicidio, nel corso degli anni emerge invece l’ipotesi di un omicidio (sui mandanti e i moventi ancora non si hanno certezze). Catapultata nell’imbarazzo più totale, la MGM protegge Jean Harlow in quanto – si perdoni l’espressione non elegante – gallina dalle uova d’oro: nonostante corrano voci su una sua corresponsabilità nel decesso dell’uomo, una giuria acclara l’estraneità ai fatti della vedova e l’attrice può continuare a portare successi alla sua casa di produzione. Per qualche anno ancora, non per sempre, dal momento che Harlow muore in circostanze altrettanto oscure nel 1937. In tutto questo, Red Dust arriva nelle sale americane a ottobre ’32 (a un mese di distanza dalla morte di Bern, cioè a cadavere ancora tiepido) diventando spada e scudo con cui la MGM difende e rilancia Harlow all’attacco del box office. Il risultato non tarda ad arrivare: il film è al quarto posto nei migliori incassi di quell’annata. Pur eccedendo in négligé e atteggiamenti spinti e nonostante ruoli sempre più provocanti, Jean Harlow viene rilanciata anche come icona “ripulita”, seria e professionale, moralmente integra, non una folle e viziosa bomba sexy venerata dal pubblico. Per farla breve, alla MGM riesce l’operazione che la fittizia Kinoscope di Babylon non può portare a termine con Nellie LaRoy, irresponsabile tossica ludopatica causa delle sue stesse disgrazie. Si parva licet …
Into this world we're thrown".
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