
Barbie e Ken in fuga da Barbieland
July 19, 2023 0 By Gabriele BarducciSin dal primissimo trailer di Barbie, il tono volutamente sopra le righe dell’ultima opera di Greta Gerwig si palesava senza indugio: una location che riprendeva l’incipit di 2001: Odissea nello Spazio dove sostituire scimmie, ossa e monolito con bambine, bambole e una statuaria Barbie, la primissima, il segno che qualcosa stava cambiando.
Barbie non è solo dunque un film che racchiude un ipotetico rapporto intimo e umile di una ragazza con la propria bambola, ma scava in una sceneggiatura che propone temi già cari alla regista, quali il femminismo e la stesso lotta al patriarcato, in qualche modo anche porgendo l’altra guancia al “pubblico” maschile, quasi giustificando alcune situazione di uomini particolari perché costretti a vivere qualcosa che non gli appartiene, uno status voluto più dalla società che dall’individuo stesso.
Ma attenzione alle false promesse o al fumo negli occhi dato da pregiudizio o simili, giacché in Barbie si ride, spesso, quasi sempre, giocando con le situazioni e il contrasto delle idee o dei mondi. Non ci troviamo davanti il solito film dove Barbie scappa da Barbieland e si ritrova a scontrarsi con il mondo reale, bensì capita qualcosa di estremamente più divertente: cosa succederebbe se i valori della nostra società, moralmente validi o meno, si applicano in un mondo perfetto e ideale come Barbieland?
Mentre i dirigenti Mattel – tutti uomini cravattoni, idioti, che hanno a cuore i propri soldi pur proponendo nuovi archetipi di Barbie per supportare l’inclusività – corrono a destra e sinistra, quasi subendo gli eventi del film senza capacitarsi dei valori che lo stesso vuole trasportare, la sceneggiatura ci presenta sempre più spesso contrapposizioni di idee, punti di vista, ideali da seguire o meno, tutti voluti e cercati per trovare un’umanità, sempre più urlata a gran voce, ma che nessuno cerca.
Forse in alcuni momenti i contesti e le situazioni si amalgamano per dare forma a risposte poco chiare – a domande che forse nessuno ha posto – ma tutto trova una delicata coerenza nel rapporto esistenziale che hanno Barbie e Ken, dei propri ruoli dentro e fuori i mondi che visitano, dal loro essere prototipi in un mondo che richiede di avere una firma riconoscibile, pena l’essere tutti Barbie o tutti Ken.
Barbie gira l’angolo e passa la palla allo spettatore, che sarà lui a tirare le somme di uno spettacolo brillante e dannatamente rosa.
`Cause tramps like us, baby we were born to run"
- Bruce Springsteen
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