
Appunti sparsi su Crimini e misfatti
September 8, 2023 0 By Simone TarditiProfondamente diverse tra loro, quelle di Crimini e misfatti sono due vicende umane che scorrono in parallelo incontrandosi solo alla fine, quasi per caso. Da un lato un oculista (Martin Landau), che imbarcatosi in una relazione adulterina desidera uscirne nella maniera più definitiva possibile, dall’altro un regista squattrinato (Woody Allen) alle prese con un documentario biografico su un individuo spregevole del mondo televisivo. Due uomini con le spalle al muro: il primo ficcatosi da solo in una situazione complicatissima; il secondo costretto a dover elaborare una delusione dopo l’altra sul piano professionale e sentimentale.
Che il cinema di Woody Allen abbia come perno il rapporto tra realtà e finzione, ossia tra verità e illusione, è acclarato. Certo che, però, una ricognizione attorno ad alcune pellicole che gira nel corso degli anni Ottanta permette di scorgere un costante ritorno a questo tema, con esiti diversi. Se Zelig è il trionfo della negazione della verità e l’elogio della sua trasformazione in infinite combinazioni, La rosa purpurea del Cairo narra di come l’essere umano preferisca trovare rifugio e conforto nell’illusione piuttosto che accettare la realtà per come è. Crimini e misfatti racchiude dentro di sé entrambe queste considerazioni, esasperandole e rendendole non esiti, ma tappe necessarie per il raggiungimento (e superamento) di limiti estremi. L’istituto della coppia come grande inganno e la disillusione nei confronti dei rapporti amorosi sono gli argomenti principali trattati nel film e, a turno, i protagonisti maschili hanno modo di esperire tutto ciò. Lo sfortunato documentarista, che fallisce nel progetto di unire la sua passione per il cinema a quella per una collega di cui s’invaghisce (Mia Farrow), deve fare i conti con l’aspirazione verso una meta irraggiungibile, al contrario l’oculista, il quale ha sempre la percezione di avere gli occhi di Dio puntati addosso, riesce a dare libero sfogo alle sue pulsioni, che esse siano di sesso o di morte.
L’omicidio commissionato dal personaggio interpretato da Landau, pur con un momentaneo dilaniamento interiore, è da considerare come uno degli episodi più atroci della filmografia alleniana. Un femminicidio, tra l’altro destinato a rimanere impunito, che egli compie senza neanche sporcarsi le mani. L’uomo, quando l’amante è ancora viva, paternalisticamente la critica alle spalle, definendola un’isterica e un’instabile, e allo stesso tempo colpevolizza se stesso per aver iniziato a frequentarla e averle dato corda. Dal cul-de-sac in cui si trova la sua doppia vita c’è, a suo giudizio, un unico modo per uscire: fare interrompere l’esistenza di lei. L’annullamento di un altrui futuro come soluzione ai propri guai. La liberazione da un peso impossibile da sopportare. Un delitto che alla lunga può ripristinare una serenità perduta, specie se assieme al cadavere si riesce a seppellire anche la coscienza e, via via, i ricordi. Sono scene terribili, che fanno montare rabbia e odio nei confronti di quell’uomo, ma che Allen gestisce col suo solito tocco delicato, a tratti persino umoristico: si pensi a quando il killer citofona alla donna e le dice di doverle consegnare dei fiori, come si fa con i morti.
Into this world we're thrown".
-Jim Morrison
- Le palle d’acciaio di The Caine Mutiny Court-Martial - September 11, 2023
- Appunti sparsi su Crimini e misfatti - September 8, 2023
- Quell’unica volta in cui Douglas Sirk si diede al genere western - August 29, 2023
About The Author
"Into this house we're born. Into this world we're thrown". -Jim Morrison