Armageddon, 25 anni dopo

Armageddon, 25 anni dopo

October 27, 2023 0 By Gabriele Barducci

La visione di film non di primo pelo a distanza di decadi è un tipo di esperienza tanto straniante quanto totalizzante. Un pomeriggio di noia dove si ha la voglia di vedere qualcosa ma la pigrizia del non avventurarsi in qualcosa di inedito, per via della richiesta di estrema concentrazione, porta a delle scelte scellerate. Uno di queste è la visione di Armageddon, 25 anni dopo la sua uscita. Un compleanno d’argento neanche fosse voluto.

  • Se credete alla storia che J.J. Abrams si sia fatto le ossa con prodotti validi o che la sua gavetta fosse stata fatta di lavori onesti, dove ha messo da parte i soldi con tanta pazienza, ecco, credeteci, ma sin dai primissimi momenti del film, il suo nome accreditato tra gli sceneggiatori è stata una vera sorpresa.
  • Lo sappiamo che il cinema di Michael Bay si compone di un’eccessivo patriottismo e di sentimenti messi in pubblica piazza quasi a veicolare questa e l’altra scelta che alcuni protagonisti faranno da lì a poco. Ripensiamo ad Ambulance, il suo ultimo lavoro, dove al netto di una storia semplice condita però da tutti i crismi e stilemi del suo Cinema, la situazione socialmente precaria dei due fratelli è il motore di tutto ciò, da cui poi scaturisce l’amore della famiglia, quella di sangue e quella che ci andiamo a creare e il semplice concetto di cosa sia giusto o sbagliato. Armageddon è così, c’è la famiglia, c’è il patriottismo e c’è l’eroismo che annienta ogni altro input esterno.
  • I due Shuttle, Freedom e Independence, sono mezzi spaziali futuristici, capaci di gravitare e muoversi nello spazio con una velocità impressionante. Avevo totalmente omesso la sequenza dell’effetto fionda attorno la Luna. Fantascienza vera.
  • Nello spazio di Michael Bay ci sono le esplosioni, i moduli della stazione spaziale russa si spaccano e grazie alla gravità spaziale (che pare identica a quella della Terra), gli stessi si scagliano in gran velocità contro gli shuttle agganciati.
  • C’è un contesto americano fortissimo. Mancano 17 giorni all’impatto del grande meteorite contro la Terra e tutto il mondo, letteralmente, attende e guarda gli Stati Uniti fare le loro mosse. Furbissima la scelta di inserire il cosmonauta russo che aiuta tutto il gruppo, proprio a bilanciare questa forte disparità e si porta a casa il bottino con una battuta scritta appositamente per placare gli animi “componenti americani, componenti russi, tutti uguali, tutti fatti a Taiwan”. Abbiamo evitato un altra Guerra Fredda.
  • Sull’asteroide, quando i trivellatori sono in azione, i diversi terremoti scagliano detriti contro gli astronauti. Mentre tutti gli oggetti vivono l’assenza di gravità, i detriti vengono sparati come sassi contro tutto e tutti. Non chiediamo una rappresentazione accurata di tutto ciò, ma neanche vedere prima Ben Affleck lanciarsi con l’Armadillo a razzo volando attraverso l’asteroide per poi vederlo che si riempie di detriti quando si cala ne buco per staccare una delle trasmissioni. Davvero, cadono con una velocità impressionante.
  • Parliamo comunque di un film dove ad un gruppo di trivellatori viene chiesto di atterrare su un asteroide, trivellarlo, inserire una carica nucleare e poi farlo esplodere. Aiuto.
  • Vederlo per la prima volta in assoluto il film potrebbe anche trarre in inganno. I primi minuti parlano di storia, del meteorite che ha portato all’estinzione dei dinosauri, della Bibbia e del capitolo riguardo la Fine di tutto. Come si collega questo grosso incipit con il resto del film è davvero un mistero.
  • Alla fine di tutto, rimane comunque un prodotto figlio di una fine di anni ’90 che voleva l’intrattenimento al centro di tutto e il film in questo centra perfettamente l’obiettivo. E poi Trevor Rabin in stato di grazia sul fronte adrenalina.
  • Il doppiatore ufficiale di Bruce Willis all’epoca partecipò ad uno sciopero dei doppiatori, ecco perché qui ne venne chiamato un altro in fretta e furia. Bruce Willis biondo poi, chi ha avuto questa brillante idea?
Gabriele Barducci
Latest posts by Gabriele Barducci (see all)