The Creator non reinventa la ruota (e va benissimo così)

The Creator non reinventa la ruota (e va benissimo così)

October 3, 2023 0 By Gabriele Barducci

Chi ha mai deciso che per fare della buona fantascienza bisogna per forza spingersi oltre e reinventare la struttura narrativa di questo genere? The Creator così com’è del buon Gareth Edwards è un pilastro, sporco, impreciso, estremamente derivato e con forti connotati politici (specie in zona geopolitica), ma nella sua imperfezione riesce a trasmettere perfettamente il suo messaggio.

Un futuro non troppo lontano, le IA che raggiungono livelli di stare al mondo più sensibili degli umani stessi (“loro sono più umani degli umani”), finché – pare – le IA lanciano una testata atomica radendo al suolo Los Angeles. Allora da questo momento in poi gli Stati Uniti  – e badata bene, solo loro – bandiscono totalmente le IA che si vedono costretti a rifugiarsi nei paesi orientali.

Non è la classica definizione di un occidente guerrafondaio contro un oriente pacifico, bensì Edwards nella sua scrittura sicuramente sporca, piena di falle logiche riesce a incorniciare una realtà chiara, specialmente quando l’associazione di un paese orientale che ospita robot e IA che somiglia terribilmente al Vietnam si vede costretto a rispondere al fuoco del nemico “Stati Uniti” allora come ben capita, è il genere cinematografico che si plasma al messaggio scritto tra le righe.

Un kolossal da meno di 100 milioni di budget di realizzazione che sempre essere costato almeno il triplo, con una cura nella CGI impressionante (Edwards viene proprio dai reparti di effetti visivi) che nonostante i difetti riesce a plasmare attorno il proprio scheletro, una struttura di contenuto e forma abilissimo. Il regista inglese sa tenere la macchina da presa e i suoi movimenti sono sempre dettati dalla necessità di tratteggiare un campo, una distanza. Che sia un mostro alto centinaia di metri, o la Morte Nera o un’astronave americana che sgancia e distrugge bombe sul suolo distruggendo tutto quello che ha attorno.

La distanza dei suoi personaggi con quelli che succede da lì ai vicini metri è uno spazio ricco di tensione e di curiosità per il regista. Basti pensare anche al bellissimo finale di Monsters, il suo primo film, dove quella distanza veniva annientata dall’amore, sentimento universale che travalica il senso di umano e alieno e la stessa cosa succede qui, dove la parabola dei robot più umani degli umani si ripete senza filtri.

Il resto del pacchetto visivo è Edwards che attinge a piene mani dai pilastri della fantascienza classica, di quella che parla poco di armi spianate, bensì di conseguenza, di effetti sul mondo, appunto di fazioni che combattono per delle idee, modificarle, vederle cambiate per un bene superiore, quella pace millantata dai gerarchi e poi realizzata dai bambini.

Se proprio dobbiamo muovere una critica a The Creator, cominciamo dalle basi: perché il font del titolo è lo stesso di quello di The Aviator?

Gabriele Barducci
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